giovedì 25 ottobre 2012

I grandi vini che nascono nelle "Arbis" di Borgo San Daniele




Insegna Borgo San Daniele

Chi vuole fare una viticoltura di qualità, sa benissimo che ci sono delle variabili con le quali deve confrontarsi e che hanno un ruolo prioritario nel determinare il risultato finale che si vuole ottenere. Vitigno, terroir e clima sono i pilastri su cui si appoggiano i successi della viticoltura. Accanto a questi, c'è sempre l'insostituibile contributo dell'uomo, con il suo lavoro, le sue scelte, la sua filosofia.
Ma se il buon operato di un uomo garantisce ottimi risultati, quello di una squadra affiatata molto probabilmente farebbe lievitare questi benefici. E se questa squadra affiatata fosse legata, oltre che dal profondo amore per il vino, anche da un legame di sangue, non pensate che il risultato finale potrebbe essere ancor più interessante?
Ci troviamo a Cormòns, dove fratello e sorella sono i protagonisti dei successi dell'azienda Borgo San Daniele, una piccola realtà che grazie al lavoro e alle idee di Mauro e Alessandra Mauri, è riuscita a conquistarsi la stima e gli apprezzamenti di una vasta schiera di appassionati. La storia aziendale trova le sue radici con nonno Antonio, che coltivava queste terre e vendeva le uve alla cantina sociale. Alessandra e Mauro sono subito rapiti e conquistati dalla campagna e dal vino, e decidono di frequentare la scuola di agraria con specializzazione in viticoltura ed enologia.
Finiti gli studi e dopo aver fatto varie esperienze lavorative in aziende del settore, decidono di comune accordo che era giunto il momento di materializzare il loro sogno: gestire in prima persona i vigneti del nonno creando una propria azienda che avesse come obbiettivo quello di produrre vini di alta qualità che rappresentassero il territorio.

Siamo agli inizi degli anni '90. I vigneti vengono ristrutturati adottando metodologie ad alta densità di impianto e scelti in funzione della loro affinità con i substrati. I terreni vengono lasciati inerbiti al fine di controllare la vigoria del vigneto e al tempo stesso preservare gli equilibri biologici e l'energia vitale della terra.
Inizialmente si punta molto sulle vendemmie tardive che però assieme a notevoli caratteri di complessità, donavano anche tanto alcol. Dopo varie sperimentazioni, infatti, si passa da un 50% di vendemmia tardiva, all'attuale 15-20%, che però può variare a seconda delle caratteristiche dell'annata. Si abolisce l'uso di concimi chimici. Tutte le operazioni vengono regolate dalle fasi lunari.
Sistemata la vigna, il secondo passo importante era quello di portare la stessa filosofia in cantina. Non si sceglie la strada del vino tecnologico, perché l'obbiettivo dichiarato è quello di vinificare uve perfettamente mature e di qualità, lasciando che il vino segua, in cantina, il suo naturale corso evolutivo riducendo al minimo l'intervento dell'uomo.
Vengono eseguite le prime sperimentazioni di fermentazione spontanea con lieviti indigeni, e successivamente si punta decisamente sulle fermentazioni malolattiche anche per le tipologie bianche. Si inizia ad utilizzare la botte da 20 ettolitri, storico contenitore dell'enologia friulana. L'uso della solforosa è ridotto ai minimi termini. Non vengono usati chiarificanti chimici e sistemi di filtrazione. Essendo i vini imbottigliati tardi, in corrispondenza dell'ultima luna vecchia di agosto, la pulizia avviene naturalmente per decantazione.

Insomma stiamo parlando di una viticultura che ha molti aspetti legati al biologico e al biodinamico ma Mauro e Alessandra non gridano ad alta voce questo loro legame con la naturalità del prodotto. Non cercano certificazioni o "onorificenze ecologiche". Per loro questo modo di lavorare rappresenta la normalità, in quanto è lo specchio fedele della loro filosofia e del loro modo di essere.
Da bravi fratelli si sono suddivisi i compiti in azienda, e mentre Mauro segue la vigna e la cantina, Alessandra si dedica a tutto quello che concerne il marketing e il commerciale. Compiti distinti che però si fondono in perfetta sincronia con tutte le esigenze di Borgo San Daniele. Per quanto riguarda le produzioni aziendali, viene deciso di puntare su poche etichette che valorizzino i vitigni autoctoni e gli aspetti varietali delle diverse tipologie. Dei 18 ettari di proprietà, una parte (3,5 ettari) si trova nella zona Doc Collio, mentre la parte restante nella Doc Isonzo. Da queste viti si ottengono mediamente 50-55mila bottiglie.
Fra le tipologie monovitigno bianche si è puntato decisamente su due vini che rappresentano il Friuli da sempre. Il Friulano rappresenta l'autoctono per eccellenza. Vino caratterizzato da una discreta aromaticità, unita da una grande eleganza, dove predomina il carattere minerale. Aromi e profumi sontuosi, corpo, acidità contenuta, grande morbidezza, saranno le altre principali caratteristiche di questo Tocai Friulano. Il Pinot Grigio invece non è un autoctono friulano ma ha trovato qui il suo habitat naturale, donando sempre uve di primissima scelta. Regala un gradevole fruttato. Un corpo pieno e morbido con un'elegante persistenza aromatica.
Anni fa, su questi vini si eseguivano macerazioni sulle bucce. Con il tempo però si è abbandonata questa pratica ed è prevalso il desiderio di far prevalere soprattutto il varietale del vitigno. Quindi dopo pressature soffici, una piccola parte và a fermentare in botti di rovere di Slavonia da 20 hl mentre il resto continua il suo percorso in acciaio. Seguirà un lungo affinamento sui lieviti, fino ad agosto quando ci sarà l'imbottigliamento senza filtrazioni. Il vino di punta della produzione aziendale è sicuramente l'Arbis Blanc. Si tratta di un eccezionale bland di Tocai Friulano, Pinot Grigio, Chardonnay e Sauvignon, uve che grazie al loro diverso grado di aromaticità, riescono a dare un vino di grande equilibrio.
Dopo la pressatura soffice, il mostro fermenta e si affina per circa dieci mesi sui propri lieviti in botti di rovere di Slavonia da 20 hl. L'imbottigliamento verrà fatto senza filtrazione.
Un grande vino che saprà conquistarvi con le piacevoli note di frutta matura e profumi più complessi come il miele di tiglio. Grande la struttura e la sua mineralità. La perla nera della produzione di Borgo San Daniele è l'Arbis Ros. Un blend nato a suo tempo per unire l'autoctono e rude Pignolo al Cabernet, e creare così un grande rosso friulano. Con il tempo e dopo varie sperimentazioni, dalla vendemmia 2007 è stato deciso di puntare tutto sul Pignolo.


Vini Jiasik Borgo San Daniele

Come definire questa tipologia dal grappolo a forma di pigna e dagli acini piccolissimi? Volendo usare una descrizione adatta per grandi e piccini, lo definirei la fotocopia del nonno di Heidi. Ve lo ricordate l'uomo della baita? Alto, di corpo grosso, rude all'inizio, ma poi quando lo si conosceva bene, venivano fuori tutti i suoi aspetti migliori: forte ma sensibile, severo ma ricco di grandi qualità. Ecco il Pignolo è proprio così. Non bisogna farsi ingannare dall'aspetto iniziale. Và conosciuto e poi sarà sicuramente apprezzato per le sue grandi qualità.
Necessità di ottime maturazioni in vigna. Deve essere coccolato e aspettato per smussare i suoi rudi e tipici tannini di cui abbonda. L'attesa e il tempo saranno gli ingredienti necessari per poter essere ricompensati da un arcobaleno di grandi emozioni sensoriali.
L'Arbis Ros fermenta e matura un paio di anni in botti da 20 hl di rovere di Slavonia, poi dopo un periodo passato in acciaio viene imbottigliato e lì vi resta ancora un anno, prima di allietare le assetate papille gustative di tutti gli estimatori di questo grande autoctono friulano.
Alessandra e Mauro sono riusciti proprio a creare una bella azienda. Hanno unito una viticultura di qualità all'amore per l'arte e la cultura. Elementi che sembrano distanti fra loro, ma in realtà non lo sono. Il vino è arte, perché un vino che piace e riesce a dare emozioni, rappresenta una piccola opera, lo specchio dell'anima dell'artista, in questo caso del viticoltore.
I vini di Borgo San Daniele, oltre ad essere di qualità, riescono a stabilire un legame forte con la cultura e la storia del territorio. Nessun artifizio, nessun inganno, solo tanto lavoro e un amore viscerale per il vino e la propria terra.
Botti


In tempi di crisi e selezioni naturali, chi ha seminato bene merita di raccogliere il frutto del proprio lavoro a discapito di chi invece ha avuto gestioni più farfallone, orientate solo al profitto. Una realtà come Borgo San Daniele, che fa parte del primo gruppo, non avrà sicuramente difficoltà a mantener ben salde le proprie radici e potrà così continuare a deliziarci con i suoi splendidi prodotti "made in Friuli".

Friulano Borgo San Daniele

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