venerdì 26 ottobre 2012

Assaggi di… Free Lions





Se vi ricordate, un paio di settimane finalizzai la recente comparsa di tanti nuovi birrifici nel Lazio. Si tratta di una tendenza emersa solo negli ultimi mesi, dopo anni in cui nella regione la situazione è rimasta piuttosto sonnacchiosa. Oggi i produttori laziali sono 15 e tra i maggiori esponenti del nuovo corso bisogna sicuramente inserire Free Lions di Tuscania (VT), creatura fortemente voluta dal suo birraio Andrea Fralleoni. Dopo due anni passati a costruire le fondamenta del progetto, Andrea è partito a spron battuto, gettandosi a capofitto in questa splendida avventura. Nelle scorse settimane mi ha inviato le sue birre, che oggi andiamo a scoprire insieme.


Free Lions è partito con una gamma composta “solo” di quattro birre, a cui recentemente si è aggiunta la +39, una Blanche di cui ho scritto qualche giorno fa. La nazione birraria di riferimento è sicuramente l’Inghilterra, da cui Andrea ha tratto ispirazione per le sue prime produzioni. La Rivale ad esempio è una classica Golden Ale di colore ambrato scarico e leggermente opalescente, con una schiuma ricca e discretamente compatta. All’olfatto il lievito è piacevolmente presente, con note di crosta di pane e un tocco maltato e speziato, oltre a lievi profumi di frutta matura. Al palato risulta scorrevole e dissetante: l’ingresso si caratterizza per aromi fruttati e di lievito, il finale è erbaceo e leggermente medicinale. Discretamente persistente a livello retrolfattivo.
La Rivale risulta incarnare alla perfezione il concetto di session beer, che a volte viene utilizzato a sproposito per birre che non lo sono assolutamente. Il grado alcolico è nei limiti (4,5%), ma soprattutto risultaestremamente bevibile e senza caratteri specifici che emergono in modo particolare. E’ davvero ben fatta ed estremamente godibile: un pizzico in più di pulizia in bocca la renderebbe perfetta.


Con la Morgause si sale di tono alcolico (5,4%) e si entra nel mondo delle Extra Special Bitter, versioni più “impegnative” delle classiche Bitter anglosassoni. E’ una birra di colore arancio che si presenta con una schiuma moderatamente persistente e l’evidenza di un certo grado di carbonazione. Al naso ho trovato una fastidiosa nota metallica, che ben presto è scomparsa facendo emergere profumi di caramello, mou, leggera melassa, miele di castagno e un tocco floreale. Al palato la carbonazione è un po’ troppo accentuata, andando a disturbare le sensazioni boccali. Tuttavia il corpo risulta piuttosto rotondo e si avverte un buon equilibrio tra le varie componenti. Lungo e piacevole il finale.

La Morgause è dunque una ESB ben costruita e in linea con lo stile dichiarato. Pecca di alcune imprecisioni, che tendono a compromettere un po’ la bevuta. Con qualche accorgimento può diventare una signora birra, ma allo stato attuale è già un discreto bere.


Parlando di stili anglosassoni, per un birrificio laziale è quasi d’obbligo proporre qualcosa di appartenente alle IPA e ai suoi derivati. La risposta di Free Lions a questa tesi si chiama Area 51 ed è un’American Pale Ale da 5% alc. Si presenta di colore giallo miele, con schiuma bianca abbastanza compatta e carbonazione ben visibile. A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, i profumi non sono esplosivi: si avvertono miele, frutta gialla, crosta di pane e più nascoste caratteristiche riconducibili ai luppoli americani (agrumato e resinoso). Al palato il motivo si conferma: poco luppolo d’aroma, ma lo stesso non si può dire di quello d’amaro. E’ una APA (coscientemente)sbilanciata sulla parte amara, mentre il corpo è tutt’altro che snello, quasi “masticabile”.

Non nascondo che delle quattro birre provate, l’Area 51 è quella che mi è piaciuta meno. Credo che lo squilibrio verso la componente amara risponda a una precisa idea del birraio, però il risultato – almeno a mio gusto – è quello di un prodotto scarico negli aromi. Magari per altri sarà il prodotto migliore di Free Lions, non lo escludo, anche perché comunque questa APA si lascia bere con facilità.


Concludiamo con la Neverending, che è probabilmente la birra con cui il birrificio di Tuscania sta ottenendo grande visibilità. Trattasi di una Extra Stout da 5,5% alc., appartenente dunque alla famiglia delle Stout che tradizionalmente erano riservate al mercato estero. Il colore è nero impenetrabile, mentre la schiuma color cappuccino è decisamente abbondante. Appare quasi viscosa mentre viene versata nel bicchiere. I profumi sono quelli classici da Stout, ma molto penetranti: caffè in primis, cioccolato amaro, caramello e un’immancabile nota tostata. E’ una birra da sniffare felici  . Al palato si presenta con un corpo meno vellutato del previsto, ma sicuramente azzeccato. All’ingresso gli aromi sono di tostato e bruciato, poi arrivano il caffè, il cioccolato e il caramello, che continuano nell’interminabile finale (il nome si riferisce proprio a questo aspetto).

E’ una birra ottima, intensa e appagante. Ovviamente è una Stout molto impegnativa, che va bevuta con calma. Davvero un gran bel prodotto, che comunque presenta ancora dei piccoli margini di miglioramento. Un gioiello nella gamma del giovane produttore laziale.

Da questi quattro assaggi il giudizio su Free Lions è assolutamente positivo. Due birre (Rivale e Neverending) sono già vicine al top e in generale si apprezza la volontà di Andrea Fralleoni di creare birre in stile e ben costruite. Sono rimasto un po’ deluso dall’Area 51, mentre la Morgause può essere largamente affinata per diventare un ottimo prodotto. Il birrificio sembra essere partito davvero con il piede giusto e sono sicuro che nei prossimi mesi ne vedremo delle belle.

Ah, non posso esimermi dal muovere un appunto. Il logo di Free Lions è davvero un pugno in un occhio, mentre le etichette sono appena passabili. Ma per il momento siamo ben contenti di accontentarci del contenuto. Vi è capitato di provare queste birre? Cosa ne pensate?

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