sabato 27 ottobre 2012

La strada del vino della provincia di Latina


Nonostante la giovane istituzione, la Strada ha l’onere e l’onore di essere la più lunga ed articolata d’Italia. Il più giovane percorso vinicolo laziale, infatti, parte dai Monti Lepini e si basa su un itinerario ricco di eccellenze enologiche, specialità gastronomiche ed un’infinita offerta turistica. La città di Cori, da sempre caratterizzata dalla presenza di pregiate cantine, dà inizio alla strada del vino che percorre il territorio pontino dando sia ai produttori che agli appassionati la possibilità di conoscere molte altre produttività laziali. Il percorso inizia da Cori - punto di riferimento per l’intera strada - patria vinicola per eccellenza, già molto apprezzata per lo stile dei suoi numerosi palazzi rinascimentali, per il saporito prosciutto e per il coinvolgente Palio. La città, inoltre, è la sede principale del Latium Festival, che ogni anno coinvolge tutti i continenti ospitando gioiosamente ogni sfaccettatura del folklore internazionale. L’itinerario prosegue ad ovest attraversando Cisterna di Latina, patria indiscussa dei kiwi, fino ad arrivare a due delle principali città di fondazione, Aprilia ed il capoluogo di provincia, Latina, dove non saprete resistere all’ottima carne di bufala né all’armonia del Trebbiano di Aprilia. La lunghezza del percorso consente di entrare in un territorio ancora “incontaminato” a livello turistico, che consente non solo di conoscere le eccellenze enogastronomiche della provincia di Latina, ma anche di conoscere un nuovo territorio, meno turistico rispetto a quelli più inflazionati ma ugualmente ricco di artigianato, natura, arte e divertimento. La strada del vino, infatti, contribuisce ad un tipo di turismo a basso costo, che permette una vacanza accessibile ma che offre tutti i comfort legati al benessere ed al riposo. Più a sud e dirigendoci verso il mare, le altre tappe di questa Strada offrono un clima ancor più mite ed apprezzato grazie al noto e crescente turismo marittimo che comprende il vasto territorio che va da Sabaudia – che vanta la produzione laziale della mozzarella di bufala - e San Felice Circeo, passando dalle dune alle colline, sostando al Parco degli Aurunci, fino ad arrivare nella città d’arte di Terracina e magari a rilassarsi sulle spiagge di Sperlonga a mangiare una deliziosa orata accanto ad un buon bicchiere del pregiato Moscato dell’agro pontino.

Arte + Italia= Birra Artigianale



L’eccellenza della produzione artigianale italiana dalla prima all’ultima bottiglia

Cresce il numero di birrifici visitati, 275: 44% in più della scorsa edizione



Trecento microbirrifici visitati, 179 produttori selezionati, oltre mille birre elencate, 629 assaggiate e valutate, 55 riconoscimenti attribuiti: La Guida alle Birre d’Italia  mantiene le promesse e si conferma l’unica approfondita raccolta della migliore produzione birraia italiana.

«Questa edizione – afferma Marco Bolasco, direttore editoriale di Slow Food Editore – ha comportato un lavoro monumentale. Abbiamo cercato di mettere ordine nella gioiosa confusione che ancora regna in questo settore, riscritta da capo a piedi dopo due anni dall’ultima edizione», per delineare un panorama birraio nostrano completamente nuovo in un contesto mondiale in continua evoluzione. E se il fenomeno dell’artigianato birraio si può considerare di portata planetaria, quello che è accaduto in Italia non è accaduto da nessun’altra parte: la crescita del settore nel nostro Paese rappresenta un unicum gastronomico che in tanti ci invidiano.
Cresce il numero dei birrifici scoperti e visitati: per l’edizione precedente ne erano stati presi in considerazione 191, questa ne conta 275, il 44% in più. Oltre i numeri, la Guida alle Birre d’Italia 2011 si contraddistingue per le scelte redazionali: se la degustazione rimane un momento necessario e fondamentale per la redazione, è la visita al birrificio che ha fatto la differenza, così come spiega Luca Giaccone, curatore della Guida: «Quest’anno abbiamo visitato tutti i birrifici selezionati, conviti che conoscere da vicino i produttori sia fondamentale per costruire una guida che li rappresenti, forte del dialogo tra chi racconta e chi produce. La conoscenza diretta dei birrifici e dei produttori è un valore aggiunto fondamentale nella redazione a cui non abbiamo voluto rinunciare. Pensiamo di aver bisogno del loro aiuto per crescere su alcuni temi, ma anche di poter essere per loro uno stimolo, un punto di vista altro che aiuta a migliorare». Un approccio di redazione unico, possibile solo grazie alla rete associativa Slow Food.
Alla realizzazione hanno partecipato più di quaranta collaboratori che al termine delle degustazioni hanno attribuito le cinque stelle, simbolo sinonimo di eccellenza, a 55 birre: «Sicuramente possiamo affermare che il quadro generale è più che positivo, il mondo della birra artigianale è in grande espansione: cresce il numero di aziende che consolidano dimensione e importanza e i prodotti guadagnano in stabilità» conferma Giaccone.
In Campania la birra Noscia del birrificio Maltovivo a Ponte (Bn) si aggiudica il massimo riconoscimento.
Un’altra novità dell’edizione 2011 è la chiocciolina simbolo di Slow Food posta a fianco di alcuni birrifici, per contraddistinguere quelle aziende più vicine ai temi dell’associazione, attente alle tematiche ambientali, e che hanno dimostrato di avere a cuore, per quanto possibile nel mondo della birra, alla territorialità. Inoltre quest’anno la Guida è arricchita da due preziosi testi introduttivi che, oltre a chiarire i principi di redazione, delineano un quadro approfondito dei metodi di produzione e i diversi stili birrai. Un percorso alla scoperta della birra di qualità pensato per accompagnare e crescere i consumatori più consapevoli.

Le 5 stelle d’Italia - secondo Slow Food
PiemonteChocarrubica – Grado Plato, Chieri (To)
Draco – Montegioco, Montegioco (Al)
Elixir – Baladin, Piozzo (Cn)
Erika – Baladin, Piozzo (Cn)
Filo Forte Oro – Birra Pasturana, Pasturana (Al)
Frakè – San Paolo, Torino
Ipè – San Paolo, Torino
Isaac – Baladin, Piozzo (Cn)
Mama Kriek – Baladin, Piozzo (Cn)
Martina – Pausa Café, Saluzzo (Cn)
Mummia – Montegioco, Montegioco (Al)
Nora – Baladin, Piozzo (Cn)
Panada – Troll, Vernante (Cn)
Quarta Runa – Montegioco, Montegioco (Al)
Sticher – Grado Plato, Chieri (To)
Strada San Felice – Grado Plato, Chieri (To)
Tibir – Montegioco, Montegioco (Al)
Tosta – Pausa Café, Saluzzo (Cn)
Tosta Cuvée Acida – Pausa Café, Saluzzo (Cn)
Xyauyù – Baladin, Piozzo (Cn)

LombardiaAmber Shock – Birrificio Italiano, Lurago Marinone (Co)
ArtigianAle – Bi-Du, Olgiate Comasco (Co)
Ghisa – Lambrate, Milano
Nubia – L’Orso Verde, Busto Arsizio (Va)
Porpora – Lambrate, Milano
Rodersch – Bi-Du, Olgiate Comasco (Co)
Scires – Birrificio Italiano, Lurago Marinone (Co)
Tipopils – Birrificio Italiano, Lurago Marinone (Co)
Wabi – L’Orso Verde, Busto Arsizio (Va)
VenetoAdmiral – 32 Via dei Birrai, Pederobba (Tv)
LiguriaExtra Brune – Maltus Faber, Genova
Triple – Maltus Faber, Genova
Emilia RomagnaBIA Golden Ale – Birrificio del Ducato, Busseto (Pr)
Divinatale – Torrechiara, Langhirano (Pr)
Panil Enhanced Final – Torrechiara, Langhirano (Pr)
Re Hop – Toccalmatto, Fidenza (Pr)
Skizoid – Toccalmatto, Fidenza (Pr)
Via Emilia – Birrificio del Ducato, Busseto (Pr)
Winterlude – Birrificio del Ducato, Busseto (Pr)
ToscanaContessa – Amiata, Arcidosso (Gr)
La 9 – L’Olmaia, Montepulciano (Si)
LazioDuchessa – Birra del Borgo, Borgorose (Ri)
Enkyr – Birra del Borgo, Borgorose (Ri)
Genziana – Birra del Borgo, Borgorose (Ri)
Re Ale – Birra del Borgo, Borgorose (Ri)
Re Ale Extra – Birra del Borgo, Borgorose (Ri)
Reporter – Birra del Borgo, Borgorose (Ri)
AbruzzoBianca Piperita – Opperbacco, Notaresco (Te)
Blanche du Valerie – Almond ’22, Spoltore (Pe)
10 e Lode – Opperbacco, Notaresco (Te)
Maxima – Almond ’22, Spoltore (Pe)
CampaniaNoscia – Maltovivo, Ponte (Bn)
SardegnaBB 10 – Barley, Maracalagonis (Ca)
BB Evò – Barley, Maracalagonis (Ca)Toccadibò – Barley, Maracalagonis (Ca)

Terracina Terra del gusto Terra e Mare!




Il Prodotto Tipico
   TERRAMARE  

Terracina è un centro turistico-storico, meta di visitatori provenienti soprattutto dall'Europa Settentrionale e dalle regioni limitrofe.
Le attività principali, oltre il turismo, sono la pesca, l'agricoltura (ortaggi e floricultura), l'allevamento delle bufale per la produzione della mozzarella, e dei servizi.
A metà tra la cucina romana e quella napoletana, la gastronomia di Terracina e della regione pontina porta a tavola con successo le ricche ed incessanti contaminazioni storiche e culturali vissute da questa terra di confine. Iniziando con piatti di tradizione marinara, è d'obbligo citare citare gli spaghetti con le cozze e le vongole, quelli impepati di frutti di mare o quelli, di sapore più delicato, al sugo di aragosta o pannocchia (spernocchie), senza dimenticare la saporita zuppa di pesce, oppure gli spaghetti al sugo di alici di Terracina o il caratteristico spaghetto al nero di seppia.
Ancora di sapore prettamente marinaro la irrinunciabile e gustosissima frittura di paranza o i mille modi di cucinare il pesce,soprattutto azzurro, del prospiciente Tirreno.
Il connubbio mare ed entroterra collinare conduce ad una totale diversificazione della gastronomia in pochi chilometri quadrati.
Se la fascia costiera caratterizza la sua cucina attraverso il pescato locale, appena al di là, verso le colline dell'entroterra terracinese, ritroviamo tutta quella gastronomia che caratterizza la povera ma grande cucina mediterranea.
Verdure, legumi, ortaggi e formaggi che meriterebbero ben altri riconoscimenti, apprezzabili nei locali tipici ed esaltati nei modi più diversi.
Tra i lavorati dei numerosi caseifici locali, la mozzarella di bufala prodotta con il latte della pianura pontina, resta sicuramente la delizia più conosciuta ed apprezzata della regione.
 
Il susseguirsi di fertili valli e altopiani carsici fra i Monti Ausoni e il mare permettono la coltivazione di prodotti di nicchia come la fragola o il moscato; a queste si è aggiunta l'agricoltura specializzata nei territori acquisiti dopo la bonifica delle paludi pontine.




La Favetta, la fragola di Terracina


   Ha forma conica o conica allungata con apice allungato e arrotondato, colore rosso brillante e superficie ricoperta da numerosi puntini di colore giallo o bruno: è la fragola, la regina della frutta di primavera, che si distingue per l’ottimo profumo, il sapore dolce e la tenerezza.
Originaria delle Alpi, dove cresceva allo stato selvatico, era presente già sulle tavole dei Romani col nome di “fragrans”, in omaggio al suo intenso profumo. Fino al XVII secolo in Europa venivano coltivate piante di specie selvatiche autoctone (Fragaria vesca, Fragaria viridis, Fragaria moschata) e altre introdotte dall'America del Nord (Fragaria virginia).
Fu nel 1766 che un ufficiale francese importò dal Cile la “fragaria chiloensis”, con frutti molto più grandi. Iniziarono così le prime ibridazioni di cui fanno parte tutte le coltivazioni attualmente diffuse.
Nel 2005, secondo i dati elaborati da CSO, si stimano in Italia circa 3.450 ettari coltivati a fragola, di cui il 20% in pieno campo e il rimanente 80% in serre.
Il calendario commerciale della fragola da qualche anno interessa tutti i mesi dell'anno, ma i flussi più consistenti si realizzano nei mesi di aprile e maggio: circa il 91% dell'insieme.

Il punto forte della fragolicoltura laziale (Terracina)  risiede nella coltivazione della varietà favetta, che nella provincia di Latina rappresenta il 40% della fragolicoltura in serra.




La Zucchina

     La zucchina, detta anche zucchino è il frutto immaturo della pianta di zucchetta, chiamata cucurbita pepo.
La zucchina è quasi del tutto priva di calorie, quindi risulta essere particolarmente adatta in caso di dieta; è povera di sale, di vitamine ed enzimi, ma anche rinfrescante e facilmente digeribile. Cotta è particolarmente adatta ai bambini fin dall'infanzia.
La varietà chiara è la riconosciuta tipica della nostra zona, soprattutto delle località che confinano con il comune di Fondi.
Numerosi sono gli impieghi in cucina, sia dell'ortaggio che del suo fiore.
I fiori di zucca fritti ripieni di ricotta nostrana sono una vera e propria leccornia.

  
Il Cocomero

Simbolo della stagione estiva e vanto della produzione ortofrutticola della regione.
L'anguria arrivò nel Lazio nello stesso periodo in cui iniziarono le bonifiche dell'Agro Pontino.
Da qualche anno nelle terre di Sabaudia si coltiva l'anguria baby, di dimensioni molto più piccole rispetto alla classica anguria.
Tantissime le Sagre del Cocomero che si tengono nei paesi pontini: Terracina, Priverno, Fondi e San Felice Circeo.



Le Alici

 L'acciuga o alice è un pesce di piccole dimensioni, dal corpo affusolato, ventre liscio e arrotondato, l'acciuga ha un'unica pinna dorsale, situata a circa metà del corpo stesso.
Il colore delle alici, tipico del pesce azzurro, è azzurro-verde sul dorso, argenteo sui fianchi e sul ventre.
La lunghezza comune è sui 10-12 centimetri. Nelle acciughe mediterranee si arriva ad un massimo di 18-20 centimetri.
Vive a circa 100-200 metri di profondità in autunno ed inverno, mentre, nel restante periodo dell'anno, è più vicina alle coste.
Diffusa in tutto il Mediterraneo, viene pescata con reti da traino pelagico (volanti) o da circuizione (lampara ).
La taglia minima pescabile è 9 cm.
L'alice è il tipo di pesce più venduto in Italia e commercializzato in molteplici modi.
Dal punto di vista nutrizionale, infine, è un pesce magro e particolarmente digeribile, pur avendo un ottimo contenuto di proteine (16%) e solo il 4% di grassi, sviluppando solo 96 Kcalorie.
E' inoltre ricca di vitamine e sali minerali, tra cui: vitamina A e complesso B; ferro e fosforo.
L'alice del mare di Terracina si presenta in genere più piccola del normale e si differenzia da quelle pescate nei mari di Ponza e Ventotene anche per le sue proprietà organolettiche più delicate.



La Zuppa di pesce

 Il recipiente ideale per la cottura della zuppa di pesce è una casseruola di coccio perché mantiene la giusta umidità e il calore costante. Consente di mantenere tutto il pesce su un unico strato senza sovrapporlo e quindi romperlo.
Piatto preferito della nostra marineria che la preparava a bordo della "paranza", durante le battute di pesca. Venivano usati pesce e mitili che difficilmente potevano essere accolti sul mercato per  difetto di pregio o per piccola taglia.
La si preparava con o senza la base di pane raffermo , con pomodoro fresco ed un tocco di piccante.




La Frittura di paranza

   Una frittura di pesce composta prevalentemente da pesci di piccole dimensioni, merluzzi, triglie, calamaretti tagliati ad anelli, ghiozze e sogliolette pescati con una rete da fondo a strascico tirata da due piccole imbarcazioni o paranze.




La Mozzarella di bufala Pontina

 Merita uno spazio tutto suo la regina dell'Agro, la specialità pontina per eccellenza: la mozzarella di bufala pontina è un prodotto a “Denominazione di Origine Protetta” (DOP).
Per le sue proprietà nutritive e l'estrema versatilità, la mozzarella di bufala è adatta ad ogni esigenza alimentare e culinaria… e il suo gusto è veramente inconfondibile!
Dal punto di vista della lavorazione, il latte intero, che arriva da allevamenti bufalini attentamente selezionati, viene filtrato, prima della lavorazione, per eliminare ogni impurità.
La forma si dà ancora a mano, “mozzando” con indice e pollice la pasta ottenuta dal caglio del latte.
Nelle fattorie e nelle aziende casearie pontine si lavora con i metodi tradizionali.
Da sempre garantiscono mozzarelle di qualità superiore, per l'attenta cura degli allevamenti e per il sapore unico che la professionalità dei produttori ha saputo mantenere e infondere nei loro prodotti.

I dolci
 
-  Le ciambelle al vino o di magro.
 - Tortolo preparato con il cresciuto di pane
  - La casatella a base di ricotta e caffè
     - I "murzitte" con farina e miele Dolce tradizionale delle feste natalizie. La ricetta è tramandata di generazione in generazione.I murzitti presentano forma rotonda, colore dorato scuro e sapore dolce di noci e miele. Sono composti da una sfoglia preparata con farina tipo 00, uova, zucchero, olio extravergine di oliva, La cottura avviene in forno a legna.
le zeppole di San Giuseppe

Vino Lazio. Altri vini DOC del Lazio



Vino Lazio.  Altri vini DOC del Lazio


Dopo aver analizzato le DOC laziali più conosciute, passiamo ora a quelle meno note. Dalla "Doc Cori" a alla "DOC Circeo". Ecco qualche suggerimento sulle cantine del Lazio dove è possibile acquistare vino e magari partecipare ad una degustazione.

Andando verso il litorale laziale troviamo altre interessanti etichette come la DOC CORI,  la DOC Aprilia e la Doc Circeo. Cori è una cittadina situata sui monti Lepini circondata da mura  del VI secolo a.C., la coltivazione della vite vanta in questa località una tradizione secolare. I vini prodotti sono bianchi e rossi. Il Cori Bianco è di colore giallo paglierino, il sapore può essere secco o amabile o dolce e la gradazione alcolica minima è di 11 gradi. Può essere abbinato ad antipasti freddi, pasta con condimenti a base di pesce e fritture di pesce. Il Rosso invece è di colore rosso rubino, ha un profumo vinoso ed è di sapore secco.  La gradazione alcolica minima è di 11,5 gradi. Questo vino va accomapagnato con arrosti di carni bianche, carni alla griglia o con sughi leggeri. Una delle aziende che produce questa varietà di vino è l'Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti. Situata a Cori, dal 1994 utilizza soltanto metodi di agricoltura biologica.  Attualmente l’azienda è composta da circa 20.70 ettari di proprietà, di cui 15.20 coltivati a vigneto e 5.50 ad uliveto. Tra i vini dell'azienda segnaliamo il Capolemole Cori Bianco DOC,  di sapore asciutto e di colore giallo chiaro e brillante, ha un profumo di mela, anice e albicocca. Per i rossi il  Capolemole Cori Rosso DOC 2005. Questo vino è di  colore rosso rubino intenso e di sapore asciutto, il profumo è vinoso con sentori di frutti di bosco. La nuova cantina dispone di grandi spazi per la trasformazione del prodotto, nonché per il ricevimento degli ospiti e degustazioni. Tra le cantine sociali va segnalata la Cantina Cincinnato di Cori, nata nel 1947, questa cantina raggruppa oggi 255 soci i cui terreni coprono una superficie di 550 ettari. I vini più importanti dell'azienda sono l'Illirio Cori Bianco DOC ideale per primi piatti delicati, verdure fresche e pietanze a base di pesce e il Raverosse Cori Rosso DOC, ottimo per tutto il pasto, ma ideale con zuppe e pietanze di carne. Nella zone del Frosinate troviamo un'altra Doc, quella di Aprilia. L’Aprilia Doc viene prodotto nell' Agro Pontino, e comprende tre varietà di vini: l'Aprilia Merlot, l'Aprilia Sangiovese e l'Aprilia Trebbiano. Il Merlot (rosso) può essere degustato con  gnocchi alla romana, spaghetti alla carbonara, arrosti di carni bianche, carni rosse alla griglia, pollame e coniglio alla cacciatora. Il Sangiovese (rosato) viene bevuto con  salumi, minestre asciutte con sughi freschi, piatti a base di uova, zuppe di pesce ricche e piccanti. Il Trebbiano (bianco), è invece ideale per  minestre asciutte e zuppe di verdura, cozze alla marinara, risotti alle erbe, mozzarella di bufala. Una delle poche aziende che produce Il Merlot di Aprilia DOC è  è Cantine Silvestri. L'Azienda è stata fondata nel 1929, oltre alla catena di lavorazione ed alla linea di imbottigliamento dispone di un moderno reparto di spumantizzazione, unico nella provincia di Roma.  Le bottiglie prodotte annualmente sono oltre 60.000, il 40% delle quali vengono esportate in tutta Europa. Ritorniamo sul litorale laziale e precisamente a S.Felice Circeo, terra di produzione del Circeo DOC. Sotto questa denominazione ricadono numerosi vini bianchi, rossi e rosati. La zona di produzione è nella Pianura Pontina, a nord e a sud del promontorio del Circeo. La Cantina Sant'Andrea è un punto di riferimento importante in questa zona. L'azienda ha una lunga tradizione alle spalle che parte dall'Isola di Pantelleria alla Tunisia, per approdare in terra pontina. La filosofia aziendale ha due anime, una dedicata alla sperimentazione e all'innovazione e l'altra legata alle tradizioni e alla riscoperta del passato. Le enoteche aziendali sono il punto di riferimento di tutta la clientela. Al loro interno si possono trovare tutti i vini prodotti dall'Azienda: dalla linea Classica alla nuova Selezione Acquerelli. E' anche possibile acquistare il vino sfuso direttamente dalle botti. I vini sfusi sono sono sette di cui 3 rossi e 4 bianchi, il personale é sempre a disposizione per qualunque chiarimento e per consigliare al meglio il cliente nella scelta dei vini. Sul sito è possibile anche ordinare il vino e scaricare i cataloghi di tutti i prodotti.  Un'altra realtà della zona è la Cantina Villa Gianna,  un'impresa con tecnologie avanzate che produce vini e spumanti. Tra i vini prodotti citiamo il Circeo D.O.C., un vino gradevole e aromatico ottenuto da diverse uve tipiche del territorio un vino passito e l'IGT Passito Elogio Mediterrane, con profumi che ricordano la buccia d'arancia candita, il miele, vaniglia e  confettura d'albicocca. E' un vino da bere fuori pasto con dolci secchi, ideale come abbinamento a formaggi stagionati.

Vino Lazio. Altri vini DOC del Lazio



Vino Lazio.  Altri vini DOC del Lazio


Dopo aver analizzato le DOC laziali più conosciute, passiamo ora a quelle meno note. Dalla "Doc Cori" a alla "DOC Circeo". Ecco qualche suggerimento sulle cantine del Lazio dove è possibile acquistare vino e magari partecipare ad una degustazione.

Andando verso il litorale laziale troviamo altre interessanti etichette come la DOC CORI,  la DOC Aprilia e la Doc Circeo. Cori è una cittadina situata sui monti Lepini circondata da mura  del VI secolo a.C., la coltivazione della vite vanta in questa località una tradizione secolare. I vini prodotti sono bianchi e rossi. Il Cori Bianco è di colore giallo paglierino, il sapore può essere secco o amabile o dolce e la gradazione alcolica minima è di 11 gradi. Può essere abbinato ad antipasti freddi, pasta con condimenti a base di pesce e fritture di pesce. Il Rosso invece è di colore rosso rubino, ha un profumo vinoso ed è di sapore secco.  La gradazione alcolica minima è di 11,5 gradi. Questo vino va accomapagnato con arrosti di carni bianche, carni alla griglia o con sughi leggeri. Una delle aziende che produce questa varietà di vino è l'Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti. Situata a Cori, dal 1994 utilizza soltanto metodi di agricoltura biologica.  Attualmente l’azienda è composta da circa 20.70 ettari di proprietà, di cui 15.20 coltivati a vigneto e 5.50 ad uliveto. Tra i vini dell'azienda segnaliamo il Capolemole Cori Bianco DOC,  di sapore asciutto e di colore giallo chiaro e brillante, ha un profumo di mela, anice e albicocca. Per i rossi il  Capolemole Cori Rosso DOC 2005. Questo vino è di  colore rosso rubino intenso e di sapore asciutto, il profumo è vinoso con sentori di frutti di bosco. La nuova cantina dispone di grandi spazi per la trasformazione del prodotto, nonché per il ricevimento degli ospiti e degustazioni. Tra le cantine sociali va segnalata la Cantina Cincinnato di Cori, nata nel 1947, questa cantina raggruppa oggi 255 soci i cui terreni coprono una superficie di 550 ettari. I vini più importanti dell'azienda sono l'Illirio Cori Bianco DOC ideale per primi piatti delicati, verdure fresche e pietanze a base di pesce e il Raverosse Cori Rosso DOC, ottimo per tutto il pasto, ma ideale con zuppe e pietanze di carne. Nella zone del Frosinate troviamo un'altra Doc, quella di Aprilia. L’Aprilia Doc viene prodotto nell' Agro Pontino, e comprende tre varietà di vini: l'Aprilia Merlot, l'Aprilia Sangiovese e l'Aprilia Trebbiano. Il Merlot (rosso) può essere degustato con  gnocchi alla romana, spaghetti alla carbonara, arrosti di carni bianche, carni rosse alla griglia, pollame e coniglio alla cacciatora. Il Sangiovese (rosato) viene bevuto con  salumi, minestre asciutte con sughi freschi, piatti a base di uova, zuppe di pesce ricche e piccanti. Il Trebbiano (bianco), è invece ideale per  minestre asciutte e zuppe di verdura, cozze alla marinara, risotti alle erbe, mozzarella di bufala. Una delle poche aziende che produce Il Merlot di Aprilia DOC è  è Cantine Silvestri. L'Azienda è stata fondata nel 1929, oltre alla catena di lavorazione ed alla linea di imbottigliamento dispone di un moderno reparto di spumantizzazione, unico nella provincia di Roma.  Le bottiglie prodotte annualmente sono oltre 60.000, il 40% delle quali vengono esportate in tutta Europa. Ritorniamo sul litorale laziale e precisamente a S.Felice Circeo, terra di produzione del Circeo DOC. Sotto questa denominazione ricadono numerosi vini bianchi, rossi e rosati. La zona di produzione è nella Pianura Pontina, a nord e a sud del promontorio del Circeo. La Cantina Sant'Andrea è un punto di riferimento importante in questa zona. L'azienda ha una lunga tradizione alle spalle che parte dall'Isola di Pantelleria alla Tunisia, per approdare in terra pontina. La filosofia aziendale ha due anime, una dedicata alla sperimentazione e all'innovazione e l'altra legata alle tradizioni e alla riscoperta del passato. Le enoteche aziendali sono il punto di riferimento di tutta la clientela. Al loro interno si possono trovare tutti i vini prodotti dall'Azienda: dalla linea Classica alla nuova Selezione Acquerelli. E' anche possibile acquistare il vino sfuso direttamente dalle botti. I vini sfusi sono sono sette di cui 3 rossi e 4 bianchi, il personale é sempre a disposizione per qualunque chiarimento e per consigliare al meglio il cliente nella scelta dei vini. Sul sito è possibile anche ordinare il vino e scaricare i cataloghi di tutti i prodotti.  Un'altra realtà della zona è la Cantina Villa Gianna,  un'impresa con tecnologie avanzate che produce vini e spumanti. Tra i vini prodotti citiamo il Circeo D.O.C., un vino gradevole e aromatico ottenuto da diverse uve tipiche del territorio un vino passito e l'IGT Passito Elogio Mediterrane, con profumi che ricordano la buccia d'arancia candita, il miele, vaniglia e  confettura d'albicocca. E' un vino da bere fuori pasto con dolci secchi, ideale come abbinamento a formaggi stagionati.

Anteprima Vernaccia San Gimignano: i vini di Calce Cotes Catalanes con Antonio Boco e Paolo de Cristofaro


Antonio Boco e Paolo de Cristofaro ci guidano alla scoperta di questa zona semisconosciuta ma che da modo e luogo di discutere come poche altre di terroir e vino, in...

Antonio Boco e Paolo de Cristofaro ci guidano alla scoperta di questa zona semisconosciuta ma che da modo e luogo di discutere come poche altre di terroir e vino, in maniera molto trasparente, così come sta accadendo a San Gimignano in questi anni.Si tratta di una zona di confine storica, catalogna francese quasi sempre collegata ai Pirenei e alla Spagna. Languedoc Roussillon ovviamente non spiega quasi nulla, questa di Calce (si pronuncia “calz“) è una microregione cui si arriva da Perpignan in questa enclave francese in terra quasi spagnola. Paesaggio diviene quasi lunare anche se mare è vicinissimo. Nessuna impressione di viticoltura specializzata o vigne giardino. Solo gobelets, direttamente su roccia, protetti da muri a secco, quasi tutte piccole parcelle e vecchie vigne anche centenarie, mondo ancestrale particolarissimo. Clima dà una consistenza di velluto alle foglie, clima caldo e siccitoso ma spazzato da tramontana, spira due giorni su tre… Tanti contrasti uno dopo l’altro e la cosa che colpisce nella piazzetta del paese è una luce bianchissima quasi accecante, luminosità poi odore di basilico, di lavanda e di altre erbe aromatiche.
400 ettari totali tra i 50 e i 250 mt di altitudine ma anche fino a 6-700 mt.  Ripartizione in tre macrozone, parte sud che guarda pirenei con terreni scistosi, parte nord con massiccia presenza di calcare (ovvio) e poi fascia di marne grigie verticali, particolari che consentono in queste canyon poverissime di terreno di penetrare in profondità con le radici e produrre uva.
Mappa varietale e ampelografica particolare.
San Gimignano è leggermente più a nord come latitudine ma più o meno siamo lì. Varietà sono comuni ovvero vernaccia e grenache blanc e gris e macabeo (usato anche per il Cava spumante ). Sono varietà neutre senza esagerazioni e intensità esagerate. Subiscono spostamento tra terreno e terreno, raccontano bene i territorio di provenienza senza stravolgerli
VDP Cotes Catalanes Horizon Blanc 2008 Domaine de l’Horizon (calcare)
Floreale e minerale insieme, tiglio e biancospino molto delicati ma soprattutto calcare e sapidità affiorante, un appena di lavanda e di salvia. Bocca sapida ovviamente, delicata e salina con frutta bianca che sale, ribes bianco e pesca delicata. Bello il finale, rinfrescante e stimolante per la tavola. 87
VDP Cotes Catalanes Matassa Blanc 2007 Domaine de l’Horizon (scisti grigi)
Note affumicate e laviche molto evidenti, polvere da sparo e fruttato ben amalgamati, citrino spiccato di pompelmo, lieve nota ossidativa, miele di erica , ginestra e pompelmo molto maturo, paglia secca. Bocca decisa e acida, molto dura con finale dove si perde quasi subito la frutta e rimane il fumè piuttosto affascinante. 88
VDP Cotes Catalanes La D 18 2008 Domaine Olivier Pithon (terreni scistosi, ph molto basso)
Olivier viene dalla Loira, Domaine creato nel 2000 per caso dopo altre regioni e grazie a suo fratello e genitori ha potuto visitare bene Calce e scoprire tutto in loco e innamorarsene. Ora del tutto bio, con sola possibilità di lavorare con il cavallo tra i vigneti.
Prende il nome dalla strada che arriva al paese di Calce, molto soave e delicato, quasi marino come effetto, note fruttate quasi assenti ma floreale spiccato e iodio. In bocca viene fuori un dolce particolare come di mora di gelso, appena rinfrescato da una nota citrina. Finale con leggero alcol e delicatamente floreale piuttosto persistente. 84
VDP Cotes Catalanes La D18 2005 Domaine Olivier Pithon
Uve molto mature, annata fresca, molto cupo e dark per essere un bianco, roccioso e quasi di muschio, pietra bagnata, gelsomino, thè al bergamotto, ginestra e fragola quasi, bocca con sentori floreali ben presenti, amarognolo nel finale e corposo non poco. Bel finale tra la frutta e il sapido, mineralità “lacustre” tra muschi e licheni (definizione di Paolo de Cristofaro). 86
VDP Cotes Catalanes Coume Gineste 2008 Domaine Gauby
Tra i primi a lavorarci, metà anni ’80, bella scommessa. Viticoltura naturale, quasi obbligata qui. Vigneti da bisnonno di attuale proprietaria, scoprendo sulla sua pelle tutte le caratteristiche del luogo. Ogni cm quadro cambia, le parcelle sono piccolissime, dagli anni 90 c’è stata vinificazione a parte fino a 18 parcelle diverse. Ora si usano solo 3 varietà fino ad avere 5 vini differenti. Ispirazione è borgognona,  radici molto profonde grazie al terreno poroso. Uomo deve comunicare con il terrori e poterlo esprimere rispettandolo al massimo, nutrendo il suolo e preservandolo il più possibile.
Muschio e mughetto, biancospino e rosa, fruttato aromatico intenso, ricco con mineralità importante che ricorda l’incenso ed erbe mediterranee poi anche la canfora e la mirra. Bocca spiccatamente amarognola e acidula, diretta,quasi aggressivo ma bel corpo deciso, miele di eucalipto, pesca bianca, lychees, finale che alterna citrino e pietroso in maniera del tutto originale ma entusiasmante. 94

VDP Cotes Catalanes Coume Gineste 2002 Domaine Gauby
L’evoluzione dona rotondità inaspettate da giovani per questi vini, il fruttato di pesca e mela è molto evidente e si amalgama alla calce e al calcare  in sottofondo,  viene fuori poi caramello, mou, quasi un tostato di nocciola e mandorla. Bocca molto equilibrata e sfaccettata, richiami continui agli agrumi, alla frutta secca, al mentolato, al balsamio, al muschio e ad un floreale di crisantemo e rosa tea, il tutto su una nota sapida ben evidente che lo rende un vino completo in sè stesso, quasi da conversazione. 91
Impressione a caldo, o meglio a freddo, è che siano vini in effetti figli di un terroir unico e affascinante, a sentire i racconti di chi ci ha viaggiato pare davvero di esserci mettendo il naso nei bicchieri, vini evocativi e completi, in linea con le richieste di oggi e con il rispetto della natura che li genera. Bella scelta da parte di Boco e De Cristofaro.

Poncio e le Baladin



Ringraziamo il nostro amico Poncio che ci ha fatto una apertura molto stimolante sulle Baladin e per averci consigliato di degustarle tutte, sotto vi proponiamo l'intera linea ne vale la pena provarle!!!


BIRRE SPEZIATE!|
 


BIÈRE BLANCHE
Dal bicchiere ti invitano la sua schiuma
pannosa,il colore torbido e leggero
di albicocca e un profumo di lievito
ed agrumi che vanno a perdersi in
armonie speziate di coriandolo e arance
sbucciate. Fresca al palato ha corpo
leggero ed; molto beverina.


È ideale per un aperitivo
accompagnata a cibi freschi
e negli antipasti leggeri
di verdure e si sposa
molto bene anche con il pesce.
Nei Formati:
Mono da 25 cl
Classico da 75 cl
Magnum da 1,5 lt
Jeroboam da 3 lt



SAISON
Nasce da un melange di cereali, orzo, farro, frumento ed evoca ricordi di campagne e agrumeti assolati che coi loro profumi ben si sposano coi suoi sentori di fiori di zagara, pera e bergamotto. Frizzante e decisamente rinfrescante, di colore oro carico si presenta leggermente torbida, a tratti opalescente.

La sua eleganza accompagna crostacei e piatti di pesce, carni bianche o formaggi freschi.
Nei Formati:
Classico da 75 cl
Magnum da 1,5 lt
Jeroboam da 3 lt





BIRRA EGIZIA
Si rifà alla storia antica, di nomadi e di piramidi, di spezie e di KAMUT® che nella lingua egizia significava “anima della terra”. Il suo colore caldo, ambra aranciato, è sovrastato da una schiuma abbondante che sprigiona note di aromi orientali, speziati di zenzero e agrumi. Il profumo ed il gusto è dolcemente equilibrato.

Cucina etnica e cibi speziati,
salumi e formaggi di media
stagionatura; ottima anche
con carciofi ed asparagi.
Nei Formati:
Classico da 75 cl
Magnum da 1,5 lt
Jeroboam da 3 lt


BIRRE PURO MALTO!



BIRRA AMBRATA
Si ispira alle birre d’abbazia creando un suo stile. Raggiante, ambra, profuma di frutti tropicali, di banana e marzapane. Armonia fatta birra che lascia un ricordo di frutta secca e aromi di mandorla. Beverina ed equilibrata, accompagna molto bene il cibo come le serate in compagnia.

Molto indicata con le carni
brasate e ottima con i formaggi
stagionati.
Nei Formati:
Mono da 25 cl
Classico da 75 cl
Magnum da 1,5 lt
Jeroboam da 3 lt




BIRRA BRUNA
Scura, con una buona schiuma, Leön incanta per l’esplosione di profumi che rimandano a un mondo festoso di coccole e dolce oziare. Nata come birra di Natale è indimenticabile per le sue note di cioccolato che vanno a mescolarsi con profumi di frutta secca, liquirizia e toffee.

Carni saporite, formaggi
erborinati ma soprattutto
cioccolato in tutte le sue
migliori espressioni.
Nei Formati:
Classico da 75 cl
Magnum da 1,5 lt
Jeroboam da 3 lt



BIRRA DEMI-SEC
Frizzante dal corpo deciso, è una birra dalla personalità originale. Nasce da lieviti che derivano da quelli utilizzati per gli “Islay Whisky”, è di colore ambrato e ha una schiuma fitta. Secca e lievemente vinosa, offre note di frutta e di caramello; non nasconde le sue origini mostrandole nel calore pulito dell’alcol che ricorda a tratti i distillati torbati. Femminile ed erotica è da provare con selvaggina, agnello o formaggi estremi.

Femminile ed erotica è da provare
con selvaggina, agnello
o formaggi estremi.
Nei Formati:
Classico da 75 cl
Magnum da 1,5 lt
Jeroboam da 3 lt
BIRRE LUPPOLATE!



BIRRA ITALIANA
La prima birra 100% italiana ottenuta da materie prime solamente italiane, così da produrre questa birra volutamente semplice dove le materie prime (acqua, malto, luppolo e lievito) si incontrano in modo armonico e originale. Una birra che non mancherà di trovare estimatori ma che oggi rappresenta “in primis” un punto di svolta nella produzione italiana della birra artigianale.

Ideale per accostamenti ed abbinamenti
più o meno arditi.
Disponibile
nel formato
Classico da 75 cl.



BIRRA DRINK'N ROLL
Si dice ROLLING STONE e subito si evoca il Rock’n Roll, i grandi happening musicali, Woodstock, l’ Isle of White Festival, i grandi gruppi e cantanti. Certamente musicisti “pepati”, e grintosi... Dedicata a loro, a tutto il mondo del R&R ed alla prestigiosa rivista che lo rappresenta da sempre in tutto il mondo, abbiamo creato una versione “grintosa” della nostra Open. Una birra dove la freschezza ed il sapiente uso di diversi tipi di pepe si sposano con i profumi e l’amaricato dei luppoli in un crescendo “musicale” davvero drink’n roll.


...
Disponibile
nei formati
Mono da 25 cl
Classico da 75 cl



BIRRA AMBRATA
Una piccola concessione all’attuale “trend” sulle birre amare... ma neanche troppo. Si presenta ricca di profumi “luppolacei” grazie al generoso uso di un luppolo americano dal nome di “Amarillo” ma, nonostante ciò, in bocca rimane fedele all’identità baladiniana, ben equilibrandosi tra sentori di caramello e frutta secca. Questa ”deviazione” ha dato origine ad una birra che ha reso la mitica Super Baladin ancora più beverina e di facile bevuta e ancora una volta gli otto gradi di questa birra sono ben equilibrati con la sua struttura.

Una birra, la Super Bitter, che inviterà alla compagnia ed alla socializzazione tanto, se non più, della più famosa “sorella maggiore”.
Disponibile
nel formato
Classico da 75 cl





BIRRE STAGIONALI!



BIRRA ALLA ZUCCA
Una birra che Teo ha voluto dedicare al proprio paese, dove “nasce” la BIRRA BALADIN: PIOZZO. Infatti, ormai da numerosissimi anni, a Piozzo si svolge una colorita festa chiamata “FIERA DELLA ZUCCA” dove questo ortaggio è coniugato in innumerevoli ed inimmaginabili modi. Ecco allora l’ispirazione per una personale interpretazione di quella che gli anglosassoni chiamano “pumpkin-ale” e che nella versione Baladin si è trasformata in una vera e propria “torta alla zucca” liquida dove ogni sorso ricorda le golose armonie di dolci alla zucca delle nonne.

L’equilibrio tra la gustosa presenza della zucca e l’aroma inconfondibile di cannella fanno di questa “ZUCCA” una birra piacevolissima da abbinare assolutamente con i dolci sia a pasta morbida che secchi, anche se non disdegna essere abbinata a tortelli (di zucca ovviamente), gnocchetti, primi piatti con condimenti leggeri o formaggi dolci.
Disponibile
nei formati
Classico da 0,75 cl



BIRRA AL MIELE
Il suo nome deriva dal miele d’erica e si presenta di color oro antico con schiuma ampia e profumata. Il naso viene invaso da aromi dove spiccano sia note di miele che un sentore di arancia amara. Di estrema morbidezza, avvolge il palato rasserenando i sensi con grande equilibrio, per chiudere, in un inaspettato amaro aromatico.

Assolutamente adatta all’abbinamento
col formaggio grana, si difende bene
anche con carni sapide e saporite.
Disponibile
nei Formati:
Classico da 75 cl



BIRRA KRIEKÈ una birra ispirata alle classiche kriek, le birre alla frutta belghe. Ottima come aperitivo porta dentro di sé quel legame con la terra che rappresenta l’origine, il punto di partenza che si evidenzia qui nella “presenza” della mamma di Teo già sull’etichetta della bottiglia. Una presenza che fin dalla sua nascita, affonda le radici nel lavoro paziente di mamma Maria nel pulire le ciliegie griotte per le prime produzioni.

È una birra sostanzialmente
da aperitivo, la sua particolare nota acidula la rende perfetta
per preparare il palato
per i pranzi più prelibati.
Disponibile
nei Formati:
Classico da 75 cl

Scheda del Prosciutto di Bassiano



Aree di rinvenimento del Prodotto:
Bassiano (LT)

Periodo di produzione:
Tradizionalmente, nei soli mesi invernali (Novembre-Marzo). Nei laboratori recenti e modernizzati può essere prodotta anche in altri periodi dell¿anno.

Descrizione del prodotto:
Prosciutto prodotto nel Comune di Bassiano, caratterizzato da 17-18 mesi di lavorazione e stagionatura. Sua caratteristica peculiare è costituita dalla rifilatura della cotenna fino al gambo e dalla lunga stagionatura che lo rende particolarmente sapido. Il prodotto è principalmente caratterizzato da forma anatomica, colore rosso, sapore salato, peso medio di circa 8-10 Kg, stagionatura di 12-13 mesi.

Elementi di tradizionalita' del processo produttivo: Prodotto tradizionale e secolare dei Monti Lepini (LT), ottenuto in un'area con microclima particolarmente ottimale per una lunga stagionatura. Il processo di trasformazione è caratterizzato dalla scelta del sezionato, dalla doppia salatura, dal bagno con getto d'acqua, dalla stufatura in camera calda riscaldata con legna di faggio, dai locali di stagionatura che utilizzano il clima naturale dell'ambiente per diversi mesi dell'anno.

Fonte: Regione Lazio - arsial.it. I prodotti tipici e tradizionali del Lazio - Progetto Agricoltura Qualità.

Elenco dei produttori vini a Latina



Cantina Sant'andrea
loc. Borgo Vodice - via Renibbio, 1720 - Terracina (LT)

categoria: Vini
Cantina Santa Maria
Via S. Maria, 76 - Latina (LT)

categoria: Vini
Cantine Co.pro.vi.
Via Pontina km. 55,400 - Aprilia (LT)

categoria: Vini
Cantine Colangelo
Via Lungomare (Foce Verde) - Latina (LT)

categorie: Formaggi e Latte, Vini
Casale del Giglio
loc. Le Ferriere - s.da Cisterna-Nettuno, km 13 - Aprilia (LT)

categoria: Vini
Caseificio F.lli Olivieri
Via Nettuno, 39 - Cisterna Di Latina (LT)
Cincinnato Cantina Cooperativa
Via Cori - Cisterna Km. 2 - Cori (LT)

categoria: Vini
Colle San Lorenzo
via Gramsci, 52 - Cori (LT)

categoria: Vini
Coop Olivicola
via La Sassa snc - Sonnino (LT)
categoria: Vini
F.lli De Gregoris Srl Centro Produzione Olio
Via Madonnella, 19 - Sonnino (LT)
Ganci e Milone Azienda Agricola
Via Isonzo km 5,300 - Latina (LT)

categoria: Vini
I Pampini
Strada Foglino - Acciarella - Borgo Sabotino - Latina (LT)

categoria: Vini
Il Quadrifoglio
Via Alessandro III, 5 - Doganella di Ninfa - Cisterna Di Latina (LT)

categoria: Vini
Marco Carpineti Azienda Agricola
Via delle Colonne, 25 - Cori (LT)

Ciauscolo : il salame tipico delle Marche , noto come "Il Salame che si spalma"





Storia : I più raffinati individuano l'etimologia del termine ciauscolo nel latino "cibusculum" , ovvero "piccolo cibo" , per sottolineare come questo salame si presti ad essere spalmato su fette di pane, crostini e bruschette , permettendo di preparare sfiziosi spuntini o antipasti . Senza nulla togliere alle sue antiche origini, pare comunque più verosimile ( tanto più a chi conosce il dialetto maceratese e la sua simpatica fonetica ) che il nome di questo prodotto tipico sia mutuato da "lu ciausculu" , termine utilizzato nelle zone di macerata per indicare il budello gentile del maiale , con cui il ciauscolo e gli altri salami vengono insaccati .

Proprietà : La celebre caratteristica di spalmabilità del ciauscolo è ottenuta con una ricetta e una tecnica di lavorazione che si sono tramandate di generazione in generazione in occasione della pista del maiale ( i giorni della mattanza del maiale e della preparazione degli insaccati ) , che insieme alla trebbiatura e alla vendemmia rappresentavano nella cultura rurale e contadina una vera e propria occasione di festa ( che farebbe probabilmente inorridire gli animalisti di oggi , ma che non è poi cosìi crudele se calata nel contesto storico in cui si svolgeva ).

La ricetta per la preparazione del ciauscolo : L'impasto per la preparazione del ciauscolo è costituito da polpa di spalla, rifilatura di prosciutto, lonza, pancetta ( e in qualche caso anche cotica ) e viene tritato per tre volte sempre più finemente fino ad ottenere un impasto quasi cremoso ( che sarà tanto più morbido quanto più grasso è stato aggiunto ). A questo punto si aggiungono sale , pepe nero , vino e aglio pestato e si insacca nel budello naturale ( 'ntillu ciusculu ) e inizia la fase di sfumatura : si tratta di una stagionatura di circa 3 settimane accanto ad un fuoco non troppo alto ( come i camini di una volta , in cui la brace veniva fatta ardere sotto la cenere mentre i contadini erano al lavoro nei campi).

Il ciauscolo di Fegato: Una variante alla ricetta precedente prevede l'utilizzo di meno grasso e di fegato e carne di maiale , aggiungendo fra le spezie anche buccia d'arancia grattugiata e noce moscata. Il ciauscolo di fegato si presenta di colore più scuro e più saporito di quello tradizionale : può essere stagionato anche fino a 3 mesi ed ha quindi una consistenza maggiore.

Vino Verdicchio di Matelica : storia , caratteristiche , produttori .





La storia: Vino dalla storia relativamente recente: si è iniziato ad apprezzarlo solo in tempo recenti, grazie anche al traino dell'altro Verdicchio più noto, quello dei Castelli di Jesi. La valorizzazione avviene nel 1967 con l'entrata del Verdicchio di Matelica tra le denominazioni di origine controllata, con un disciplinare che ne stabiliva regole di impianto dei ceppi di vitigno, di allevamento e di vinificazione autonome. Si è voluto dividere un'ampia zona coltivata a Verdicchio per evidenziare come stessi vitigni coltivati in luoghi vicini diano sensazioni e gusti decisamente diversi. A differenza del Verdicchio dei Castelli di Jesi in questo caso non si è potuto contare sulla tradizione contadina: il vino che veniva prodotto e imbottigliato nella zona di Matelica precedentemente all'istituzione della DOC era il risultato di uvaggi volti solo a vuotare le cantine con un inevitabile calo della qualità. Oggi invece grazie al lavoro di esperti enologi e motivati produttori si è riuscito a ottenere un ottimo vino con il vero "gusto" della terra di Matelica, uscendo così dall'ombra del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Nel 2009 arriva la D.O.C.G. per il Verdicchio di Matelica Riserva.

Il vitigno: Il vino Verdicchio di Matelica deve essere prodotto in percentuale non inferiore all'85% con vitigno Verdicchio; per il restante 15% si possono utilizzare vitigni a bacca bianca ammessi alla coltivazione nell'interno dell Regione Marche

Le zone di produzione: Comprende i comuni che si trovano a ridosso dell'alta valle dell'Esino : Camerino, Castelraimondo, Esanatoglia, Gagliole, Matelica, Pioraco, Cerreto d'Esi e Fabriano. Tipologie: Il Verdicchio di Matelica viene prodotto nelle versioni secco, spumante, riserva (minimo 25 mesi di affinamento) e passito.




Le proprietà organolettiche: Vino con molta struttura, sapido e caratterizzato da buoni profumi dovuti al microclima di tipo continentale. I vigneti del verdicchio di Matelica sono coltivati su terreni calcarei che conferiscono al vino maggior finezza e qualità gusto-olfattiva. Di colore iallo paglierino con inconfondibili riflessi verdolini, in bocca si presenta secco, persistente e caldo con sentori che ricordano la frutta matura, candita nella versione riserva. Un'avvolgente morbidezza regala al palato sensazioni di rotondità che non stancano, grazie anche al retrogusto di mandorla tipico del Verdicchio.

Abbinamenti consigliati: Cucina di mare, zuppe di pesce, brodetti ma anche carni bianche trovano un indicato abbinamento con il Verdicchio di Matelica. Interessante provarlo con minestre, risi, e cotture in potacchio. Come servirlo: Per apprezzarne a pieno struttura e morbidezza va Servito alla temperatura di 8-10°C in calici di medie dimensioni.

Le aziende produttrici:
Castiglioni Bisci - Matelica (Mc)
Belisario - Matelica (Mc)
Fattoria La Monacesca - Civitanova Marche (Mc)
Cantine Enzo Mecella - Fabriano (An)
Azienda Agricola S.Biagio - Matelica (Mc)
CASALIS DOUHET tenuta in Montecoriolano - Porto Potenza Picena (MC)
Le terre del Verdicchio di Matelica :
Camerino (MC)
Castelraimondo (MC)
Esanatoglia (AN)
Gagliole (MC)
Matelica (MC)
Pioraco (MC)
Cerreto d'Esi (AN)
Fabriano (AN)
Feste e Sagre dove degustare il Verdicchio di Matelica:La Sagra del Verdicchio- Matelica
Tuttopesce- Matelica
La Sagra della Rana- Matelica
Corsa alla spada - Camerino
Sagra del Gambero - Esanatoglia
Festa dell'Uva - Cerreto d'Esi

Consigliato da noi :

Verdicchio La Monacesca



La umile dolcezza della Crescia fogliata!




Dolce popolare le cui origini si fanno risalire all’alto medioevo, quando veniva preparato nella stagione autunnale e invernale. Attualmente è reperibile tutto l’anno. Questo dolce viene prodotto nel comune di Fiuminata(MC), più precisamente nelle frazioni Pontile e Castello.
Il dolce si presenta come un cilindro formato dall’arrotolamento di una sfoglia di pasta sulla quale si spargono gli ingredienti (mele, cannella, zucchero, uvetta, semi di anice). La sfoglia è costituita da un impasto fatto con farina, acqua, olio extravergine, zucchero. Dopo la cottura, che avviene a forno preriscaldato a 180°, questa acquista una friabilità particolare. Attualmente molti produttori, aggiungono a questa ricetta base liquori e altra frutta secca al fine di dare una personalizzazione al dolce. In alcuni comuni limitrofi, come Matelica ed Esanatoglia, i produttori utilizzano anche l’uovo nell’impasto della sfoglia, che risulta più morbida.
La crescia fogliata si degusta in abbinamento con vini amabili o francamente dolci, che presentano aromaticità derivate da appassimento, surmaturazione, botridizzazione. Sono quindi appaganti i connubi con il verdicchio passito.

Ma che bontà!

L’ALTA VALLE DELL’ESINO:


una antica carta geografica del territorio custodita nei Musei Vaticani
Le nostre produzioni agro-alimentari nascono da una interazione-integrazione tra uomo e ambiente, perché i valligiani hanno saputo cogliere le opportunità messe a disposizione da un luogo singolare nelle marche, direi unico.
L’Alta Vallesina è la sola valle posizionata da nord a sud, con la barriera montuosa del San Vicino (1479 m) che impedisce alle brezze marine di raggiungerla. Inverni duri, rigidi, interminabili, di tipo continentale. Estati torride, assolate di tipo mediterraneo. Inoltre grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte. Questo microclima particolare e l’alternarsi di terreni calcarei e argillosi, costituiscono un territorio unico. Tutto ciò che deriva dalle pratiche agronomiche presenta caratteristiche sensoriali spesso irriproducibili altrove, dando così genesi a numerose denominazioni di origine. Probabilmente tutti i toponimi che si rincorrono nella vallata derivano dal nome Eso, una divinità di origine Celtica, adorata dai Galli; è una testimonianza della impronta culturale lasciata nei costumi. Tanto che i Galli potrebbero essere storicamente responsabili della presenza di tutte le attuali microproduzioni del ciauscolo in tutta la vallata.
Percorrendo la sinclinale camertina da sud a nord si incontrano piccole dorsali minori che determinano un paesaggio collinare sub-montano. Sopra un colle è adagiato Camerino con la sua università, il duomo, il vescovado. La sua orografia fa produrre spontaneamente e colturalmente una grande quantità di tartufo nero pregiato (tuber - melanosporum) con caratteristiche organolettiche di eccellenza.
Una antica produzione artigianale è rappresentata dal pregiato torrone di Camerino.

una veduta del Borgo di Pergola
Procedendo verso nord si incrocia a Castelraimondo il fiume Potenza. Se deviamo verso ovest incontriamo Fiuminata, nota per un prodotto dolciario singolare, la crescia fogliata.
Si giunge così a Matelica, con il museo Piersanti, il museo civico e archeologico, l’enoteca comunale e il centro di analisi sensoriale, e il verdicchio di Matelica.
Non solo vino, anche miele. Matelica è una delle 29 città della “associazione delle Città del Miele” con una consistente produzione di qualità.
A pochi chilometri verso il confine con l’Umbria, sul declino di uno sperone roccioso, a 446 m di altitudine si erge Esanatoglia, che ospita nel suo territorio le sorgenti dell’ Esino, è uno dei più bei borghi d’Italia, antico comune della ceramica (XIV secolo) e della concia di pelli.
Può esservi degustato un dolce particolare, la favorita bianca, prodotta con semplici ingredienti: farina, zucchero, vino bianco, semi di anice, ed è presente come prodotto da forno tradizionale.
Verso Fabriano la strada segue l’alveo del fiume Esino, che procede in direzione nord, incontrando il comune di Cerreto D’esi. Fondato in epoca longobarda, è attualmente caratterizzata dalla torre del Belisario, attorniata da un dedalo di strette vie medioevali: attualmente qui viene data nuova vita, con la sua riscoperta, a un vitigno autoctono, la vernaccia Cerretana. Questa è oggetto di numerose sperimentazioni di vinificazione. A Borgo Tufico il fiume Esino riceve come effluente il fiume Giano, e percorrendo la sua vallata si giunge a Fabriano. I figli della “gens Faberia” ci hanno lasciato una città con il cuore medioevale, da vedere il Palazzo della Podestà, il Palazzo Vescovile, il Teatro Gentile, la Fontana Sturinalto e molto altro...
Il neonato “Consorzio per la tutela e la produzione e la tutela del salame di Fabriano” costituito tra il comune di Fabriano e le categorie professionali interessate promuove questo storico prodotto del territorio. Interessante produzione biologica è quella dell’azienda agricola “Le Salse” situata in località Le Serre. Nei terreni dell’azienda sono presenti affioramenti di acqua salata (acque salse) con caratteristiche di composizione chimica unica al mondo.
Salame di Fabriano e Verdicchio di Matelica
L’azienda produce farro, lenticchie, ceci. Questi cereali e legumi sono caratterizzati da profumi particolari e grande sapidità, sicuramente l’alta salinità del terreno determina la sua impronta sulle colture realizzatevi. Il farro in particolare è saporito e profumatissimo, da esso deriva una deliziosa farina adatta alla pastificazione e panificazione. L’azienda produce anche un vino certificato biologico, il “Miero” I.G.T., è ottenuto dalla vinificazione del verdicchio di Matelica e Malvasia aromatica, ha una spiccata personalità, è molto sapido, ricco di mineralità.
Nel territorio del comune di Fabriano, come in altre aree dell’Italia centrale, è allevato un agnello di taglia medio-grande. L’Agnello di razza Fabrianese, noto per la fragranza delle carni.
Anche se il territorio della città di Arcevia, che incontriamo dopo Sassoferrato, (antica Sentinum) si svolge prevalentemente nella valle del fiume Misa, essa fa parte dell’alta Vallesina non solo come comunità montana, ma anche come tipicità dei prodotti agro-alimentari. E’ interessante far notare il recente recupero di una varietà tradizionale di granoturco, il mais ad otto file di Roccacontrada (Roccacontrada è il nome che Arcevia aveva fino al 1816), questo ha un colore arancio intenso, se macinato con mole a pietra e utilizzato senza setacciatura della farina genera polente dal sapore ineguagliabile.
Le caratteristiche orografiche di tutta l’alta valle dell’Esino offrono numerosi pascoli naturali per ovini con produzione di latte utilizzato per fare pecorini in purezza.
I pecorini eccellenti sono quelli realizzati con il latte non pastorizzato prodotto nei mesi di aprile e maggio. Si confezionano forme da 1 a 3 Kg, che possono stagionare fino a un anno, queste con l’affinamento sviluppano sapidità e piccantezza unite a profumi di nocciola e fieno. Un matrimonio felice con il miele di melata di quercia. Un altro alimento tradizionale della vallata è la coppa di testa, preparata in tutte le norcinerie, anche a livello domestico. Le cotenne, le cartilagini, la lingua, la muscolatura del muso del maiale vengono fatte bollire per diverse ore con le ossa e le parti carnose vengono tutte tritate in maniera grossolana e condite con spezie e frutta secca e quindi insaccate e pressate. Il collagene derivato dalla lunga bollitura ne determina, con il raffreddamento, la compattazione.
Se abbandoniamo l’alta Vallesina e ci spostiamo nella Valle del Cesano incontriamo una città ricca di attività produttive, è Pergola, nata nel XIII secolo, oggi famosa per i bronzi dorati di Pergola. Nel suo territorio è possibile reperire, nella stagione di crescita, il pregiato tartufo bianco, che qui trova un territorio favorevole a produzioni di qualità fine. Pergola è anche terra di vini importanti, con vitigni autoctoni, come la vernaccia rossa di Pergola.
Storicamente viene anche prodotto il “visner”, bevanda aromatizzata a base di vino e visciole. Questo vino è olfattivamente intenso e complesso. Al gusto è persistente con aroma di frutta rossa sotto spirito e matura, è fresco, caldo, abbastanza morbido. Si abbina perfettamente a preparazioni dolciarie che prevedono fra i loro ingredienti la presenza del cioccolato.


CRESCIA FOGLIATA
Dolce popolare le cui origini si fanno risalire all’alto medioevo, quando veniva preparato nella stagione autunnale e invernale. Attualmente è reperibile tutto l’anno. Questo dolce viene prodotto nel comune di Fiuminata, più precisamente nelle frazioni Pontile e Castello.
Il dolce si presenta come un cilindro formato dall’arrotolamento di una sfoglia di pasta sulla quale si spargono gli ingredienti (mele, cannella, zucchero, uvetta, semi di anice). La sfoglia è costituita da un impasto fatto con farina, acqua, olio extravergine, zucchero. Dopo la cottura, che avviene a forno preriscaldato a 180°, questa acquista una friabilità particolare. Attualmente molti produttori, aggiungono a questa ricetta base liquori e altra frutta secca al fine di dare una personalizzazione al dolce. In alcuni comuni limitrofi, come Matelica ed Esanatoglia, i produttori utilizzano anche l’uovo nell’impasto della sfoglia, che risulta più morbida.
La crescia fogliata si degusta in abbinamento con vini amabili o francamente dolci, che presentano aromaticità derivate da appassimento, surmaturazione, botridizzazione. Sono quindi appaganti i connubi con il verdicchio passito.



TORRONE DI CAMERINO

Nacque nel 1865 da tre ingredienti, il miele, le mandorle, lo zucchero che davano origine a un prodotto compatto e molto simile ad un croccante.
Nel tempo la ricetta si è modificata con l’aggiunta di albume e altra frutta secca che ne hanno modificato la consistenza. Accanto a questa produzione tradizionale attualmente sono commercializzati torroni di altre tipologie che comunque raggiungono l’eccellenza, sono prodotti tutti con aromi naturali. Può essere accompagnato con distillati derivati da Agave Tequilera o con vini passiti di grande corpo.



VERDICCHIO DI MATELICA
E’ il vino che deriva da uno dei più antichi vitigni autoctoni italiani, il verdicchio di Matelica. Questo vitigno tradizionale ha un forte legame con il territorio, infatti, il vino che da esso deriva ha un profilo sensoriale non riproducibile se coltivato in altre aree geografiche. E’ stato uno dei primi vini ad aver avuto la D.O.C. (21 luglio 1967), ha sempre dimostrato una crescita qualitativa con conseguenti molteplici menzioni nazionali e internazionali, tanto che è sulla dirittura di arrivo il riconoscimento della D.O.C.G. . Attualmente il vino può fregiarsi di due importanti tipologie produttive, “riserva” e “passito”.
La sua qualità olfattiva fa percepire sentori riconducibili alla mela, alla banana, alla mandorla che nei vini con maggior affinamento si evolvono piacevolmente.
Al gusto presenta un finale ammandorlato, fine ed elegante. E’ un vino potente, sapido, destinato alla longevità.
E’ indicato in abbinamento con preparazioni culinarie marinare che prevedono la presenza di molluschi cefalopodi, crostacei, pesci delicati. Per l’abbinamento con piatti che presentano pomodoro, pesce azzurro, ingredienti marinati, bisogna indirizzarsi verso le produzioni più dotate di morbidezza, quindi meno sapide. La sua struttura lo rende idoneo a preparazioni complesse di carni bianche, può essere felicemente servito con pecorini freschi e mediamente stagionati, con il ciauscolo, il soppressato, la coppa di testa.

CIAUSCOLO
E’ sicuramente una preziosa specialità dell’entroterra marchigiano, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, anche se le prime note scritte che lo riguardano sono del 1737. Tra le varie ipotesi che esplicano l’etimologia una delle più accreditate è quella riferita alla derivazione da cibusculum, “piccolo cibo”, oppure anche “cibo di piccola pezzatura” in riferimento alle caratteristiche della grana dell’impasto. E questa similitudine con il paté può ricondurre a una tecnica propria dei progenitori dei francesi attuali, I Galli Senoni, che furono confinati nelle nostre aree montane dopo la disfatta della battaglia di sentino (295 a.C.). Una miscela di aglio, vino bianco e fumo sono gli “additivi” che vengono aggiunti alla pasta del salame, che ha una grande percentuale di grasso, dal 37% al 43%. Questa parte grassa, insieme a una umidità residua elevata, determina una caratteristica unica del prodotto, la spalmabilità. Questa caratteristica fisica, insieme alle aromaticità e alla tendenza dolce procurano esperienze sensoriali indimenticabili. Forse è per questo che tutti i comuni della fascia pre - Appenninica marchigiana e della nostra vallata si ritengono depositari della ricetta originale.

VERNACCIA ROSSA DI PERGOLA
Vitigno autoctono oggetto di recenti studi, sta entrando in produzione in diverse vigne. Ha dato inizio a una nuova denominazione di origine marchigiana, il Pergola D.O.C., che potrà essere apprezzato nelle tipologie rosso, passito, novello. il vitigno e' un clone di Aleatico presente dal 1234 nel territorio ,anno della fondazione della citta' di Pergola.Il vino, ricco di composti coloranti, ha un colore rosso rubino con riflessi porpora, i profumi floreali ricordano la rosa rossa, con sentori di frutta rossa acidula come la ciliegia, il lampone, la fragola. Al gusto si  ripropongono le stesse aromaticità, è abbastanza equilibrato. Presenta doti di qualità gusto-ofattiva difficilmente riscontrabili in altre ''guarnaccie''. Da consumare giovane, con carni bianche in potacchio o in porchetta, prosciutto di montagna, con preparazioni strutturate di prodotti ittici come il brodetto alla Senigagliese.



IL MIELE DI MATELICA

L’alta Vallesina presenta un’importante conservazione della vegetazione spontanea, tanto che la regione Marche vi ha individuato ben 27 aree protette. Ed è in questa oasi di integrità ambientale che le api bottinano il loro nettare, dando origine a deliziosi mieli millefiori, uniflorali di acacia e di castagno; finanche alla preziosa e rara melata di quercia, prodotta in esigue quantità ogni 4-5 anni.
La Cooperativa degli apicoltori montani, nata anche con la partecipazione della amministrazione comunale, commercializza questi salubri prodotti di qualità.



IL SALAME DI FABRIANO

Le prime notizie scritte sul salame di Fabriano risalgono al 1877, è inoltre famosa la lettera di Giuseppe Garibalbi del 1881, diretta al suo amico fabrianese Benigno Bignonzetti, nella quale il condottiero esalta la bontà di questo salame. Questo si confeziona con le parti pregiate di suino marchigiano fatto crescere oltre 12 mesi. Si utilizzano il fiocco di spalla, la coscia e il fondello. La parte grassa è circa il 10% costituita da cubetti di 0,5 – 1 cm tagliati dall’adipe dorso – lombare. Si confeziona con sale, pepe e vino bianco, senza coloranti e conservanti. Viene stagionato per tre mesi. Dopo questo periodo di maturazione acquista delle sfumature gustative gradevolissime con una tendenza dolce e aromaticità pronunciate. La carne visivamente si presenta bruna, caratteristica dovuta alla assenza di antiossidanti. Solo il microclima dell’alta Vallesina può consentire una stagionatura del tutto naturale, questo fa del salame di Fabriano un alimento prezioso.


AGNELLO DI RAZZA FABRIANESE

E’ un agnello adatto alla produzione di carne e latte. Può essere allevato in maniera stanziale o semibrada. E’ di taglia medio - grande, la testa è priva di corna, presenta un profilo leggermente montonino. Deriva dall’incrocio fra la razza appenninica e bergamasca. Le carni più interessati sono quelle allevate allo stato semibrado, perché è proprio dalle erbe dei pascoli che deriva la ricchezza di acidi grassi poliinsaturi di questa carne ovina. Nelle aree montane, con basso consumo di pesce, potrebbe rappresentare un apporto consistente del fabbisogno di omega 3 in una dieta equilibrata. La ben nota longevità delle genti della nostra area montana potrebbe derivare anche da un buon apporto di questi acidi grassi benefici ottenuto da un’importante consumo di carne ovina. Inoltre la presenza di questi lipidi poliinsaturi è anche responsabile della grande aromaticità che le carni di agnello di razza fabrianese sviluppano durante la cottura. Le carni sono talmente profumate e gradevoli che possono essere anche utilizzate crude in deliziose tartare.

L’ALTA VALLE DELL’ESINO:


una antica carta geografica del territorio custodita nei Musei Vaticani
Le nostre produzioni agro-alimentari nascono da una interazione-integrazione tra uomo e ambiente, perché i valligiani hanno saputo cogliere le opportunità messe a disposizione da un luogo singolare nelle marche, direi unico.
L’Alta Vallesina è la sola valle posizionata da nord a sud, con la barriera montuosa del San Vicino (1479 m) che impedisce alle brezze marine di raggiungerla. Inverni duri, rigidi, interminabili, di tipo continentale. Estati torride, assolate di tipo mediterraneo. Inoltre grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte. Questo microclima particolare e l’alternarsi di terreni calcarei e argillosi, costituiscono un territorio unico. Tutto ciò che deriva dalle pratiche agronomiche presenta caratteristiche sensoriali spesso irriproducibili altrove, dando così genesi a numerose denominazioni di origine. Probabilmente tutti i toponimi che si rincorrono nella vallata derivano dal nome Eso, una divinità di origine Celtica, adorata dai Galli; è una testimonianza della impronta culturale lasciata nei costumi. Tanto che i Galli potrebbero essere storicamente responsabili della presenza di tutte le attuali microproduzioni del ciauscolo in tutta la vallata.
Percorrendo la sinclinale camertina da sud a nord si incontrano piccole dorsali minori che determinano un paesaggio collinare sub-montano. Sopra un colle è adagiato Camerino con la sua università, il duomo, il vescovado. La sua orografia fa produrre spontaneamente e colturalmente una grande quantità di tartufo nero pregiato (tuber - melanosporum) con caratteristiche organolettiche di eccellenza.
Una antica produzione artigianale è rappresentata dal pregiato torrone di Camerino.

una veduta del Borgo di Pergola
Procedendo verso nord si incrocia a Castelraimondo il fiume Potenza. Se deviamo verso ovest incontriamo Fiuminata, nota per un prodotto dolciario singolare, la crescia fogliata.
Si giunge così a Matelica, con il museo Piersanti, il museo civico e archeologico, l’enoteca comunale e il centro di analisi sensoriale, e il verdicchio di Matelica.
Non solo vino, anche miele. Matelica è una delle 29 città della “associazione delle Città del Miele” con una consistente produzione di qualità.
A pochi chilometri verso il confine con l’Umbria, sul declino di uno sperone roccioso, a 446 m di altitudine si erge Esanatoglia, che ospita nel suo territorio le sorgenti dell’ Esino, è uno dei più bei borghi d’Italia, antico comune della ceramica (XIV secolo) e della concia di pelli.
Può esservi degustato un dolce particolare, la favorita bianca, prodotta con semplici ingredienti: farina, zucchero, vino bianco, semi di anice, ed è presente come prodotto da forno tradizionale.
Verso Fabriano la strada segue l’alveo del fiume Esino, che procede in direzione nord, incontrando il comune di Cerreto D’esi. Fondato in epoca longobarda, è attualmente caratterizzata dalla torre del Belisario, attorniata da un dedalo di strette vie medioevali: attualmente qui viene data nuova vita, con la sua riscoperta, a un vitigno autoctono, la vernaccia Cerretana. Questa è oggetto di numerose sperimentazioni di vinificazione. A Borgo Tufico il fiume Esino riceve come effluente il fiume Giano, e percorrendo la sua vallata si giunge a Fabriano. I figli della “gens Faberia” ci hanno lasciato una città con il cuore medioevale, da vedere il Palazzo della Podestà, il Palazzo Vescovile, il Teatro Gentile, la Fontana Sturinalto e molto altro...
Il neonato “Consorzio per la tutela e la produzione e la tutela del salame di Fabriano” costituito tra il comune di Fabriano e le categorie professionali interessate promuove questo storico prodotto del territorio. Interessante produzione biologica è quella dell’azienda agricola “Le Salse” situata in località Le Serre. Nei terreni dell’azienda sono presenti affioramenti di acqua salata (acque salse) con caratteristiche di composizione chimica unica al mondo.
Salame di Fabriano e Verdicchio di Matelica
L’azienda produce farro, lenticchie, ceci. Questi cereali e legumi sono caratterizzati da profumi particolari e grande sapidità, sicuramente l’alta salinità del terreno determina la sua impronta sulle colture realizzatevi. Il farro in particolare è saporito e profumatissimo, da esso deriva una deliziosa farina adatta alla pastificazione e panificazione. L’azienda produce anche un vino certificato biologico, il “Miero” I.G.T., è ottenuto dalla vinificazione del verdicchio di Matelica e Malvasia aromatica, ha una spiccata personalità, è molto sapido, ricco di mineralità.
Nel territorio del comune di Fabriano, come in altre aree dell’Italia centrale, è allevato un agnello di taglia medio-grande. L’Agnello di razza Fabrianese, noto per la fragranza delle carni.
Anche se il territorio della città di Arcevia, che incontriamo dopo Sassoferrato, (antica Sentinum) si svolge prevalentemente nella valle del fiume Misa, essa fa parte dell’alta Vallesina non solo come comunità montana, ma anche come tipicità dei prodotti agro-alimentari. E’ interessante far notare il recente recupero di una varietà tradizionale di granoturco, il mais ad otto file di Roccacontrada (Roccacontrada è il nome che Arcevia aveva fino al 1816), questo ha un colore arancio intenso, se macinato con mole a pietra e utilizzato senza setacciatura della farina genera polente dal sapore ineguagliabile.
Le caratteristiche orografiche di tutta l’alta valle dell’Esino offrono numerosi pascoli naturali per ovini con produzione di latte utilizzato per fare pecorini in purezza.
I pecorini eccellenti sono quelli realizzati con il latte non pastorizzato prodotto nei mesi di aprile e maggio. Si confezionano forme da 1 a 3 Kg, che possono stagionare fino a un anno, queste con l’affinamento sviluppano sapidità e piccantezza unite a profumi di nocciola e fieno. Un matrimonio felice con il miele di melata di quercia. Un altro alimento tradizionale della vallata è la coppa di testa, preparata in tutte le norcinerie, anche a livello domestico. Le cotenne, le cartilagini, la lingua, la muscolatura del muso del maiale vengono fatte bollire per diverse ore con le ossa e le parti carnose vengono tutte tritate in maniera grossolana e condite con spezie e frutta secca e quindi insaccate e pressate. Il collagene derivato dalla lunga bollitura ne determina, con il raffreddamento, la compattazione.
Se abbandoniamo l’alta Vallesina e ci spostiamo nella Valle del Cesano incontriamo una città ricca di attività produttive, è Pergola, nata nel XIII secolo, oggi famosa per i bronzi dorati di Pergola. Nel suo territorio è possibile reperire, nella stagione di crescita, il pregiato tartufo bianco, che qui trova un territorio favorevole a produzioni di qualità fine. Pergola è anche terra di vini importanti, con vitigni autoctoni, come la vernaccia rossa di Pergola.
Storicamente viene anche prodotto il “visner”, bevanda aromatizzata a base di vino e visciole. Questo vino è olfattivamente intenso e complesso. Al gusto è persistente con aroma di frutta rossa sotto spirito e matura, è fresco, caldo, abbastanza morbido. Si abbina perfettamente a preparazioni dolciarie che prevedono fra i loro ingredienti la presenza del cioccolato.


CRESCIA FOGLIATA
Dolce popolare le cui origini si fanno risalire all’alto medioevo, quando veniva preparato nella stagione autunnale e invernale. Attualmente è reperibile tutto l’anno. Questo dolce viene prodotto nel comune di Fiuminata, più precisamente nelle frazioni Pontile e Castello.
Il dolce si presenta come un cilindro formato dall’arrotolamento di una sfoglia di pasta sulla quale si spargono gli ingredienti (mele, cannella, zucchero, uvetta, semi di anice). La sfoglia è costituita da un impasto fatto con farina, acqua, olio extravergine, zucchero. Dopo la cottura, che avviene a forno preriscaldato a 180°, questa acquista una friabilità particolare. Attualmente molti produttori, aggiungono a questa ricetta base liquori e altra frutta secca al fine di dare una personalizzazione al dolce. In alcuni comuni limitrofi, come Matelica ed Esanatoglia, i produttori utilizzano anche l’uovo nell’impasto della sfoglia, che risulta più morbida.
La crescia fogliata si degusta in abbinamento con vini amabili o francamente dolci, che presentano aromaticità derivate da appassimento, surmaturazione, botridizzazione. Sono quindi appaganti i connubi con il verdicchio passito.



TORRONE DI CAMERINO

Nacque nel 1865 da tre ingredienti, il miele, le mandorle, lo zucchero che davano origine a un prodotto compatto e molto simile ad un croccante.
Nel tempo la ricetta si è modificata con l’aggiunta di albume e altra frutta secca che ne hanno modificato la consistenza. Accanto a questa produzione tradizionale attualmente sono commercializzati torroni di altre tipologie che comunque raggiungono l’eccellenza, sono prodotti tutti con aromi naturali. Può essere accompagnato con distillati derivati da Agave Tequilera o con vini passiti di grande corpo.



VERDICCHIO DI MATELICA
E’ il vino che deriva da uno dei più antichi vitigni autoctoni italiani, il verdicchio di Matelica. Questo vitigno tradizionale ha un forte legame con il territorio, infatti, il vino che da esso deriva ha un profilo sensoriale non riproducibile se coltivato in altre aree geografiche. E’ stato uno dei primi vini ad aver avuto la D.O.C. (21 luglio 1967), ha sempre dimostrato una crescita qualitativa con conseguenti molteplici menzioni nazionali e internazionali, tanto che è sulla dirittura di arrivo il riconoscimento della D.O.C.G. . Attualmente il vino può fregiarsi di due importanti tipologie produttive, “riserva” e “passito”.
La sua qualità olfattiva fa percepire sentori riconducibili alla mela, alla banana, alla mandorla che nei vini con maggior affinamento si evolvono piacevolmente.
Al gusto presenta un finale ammandorlato, fine ed elegante. E’ un vino potente, sapido, destinato alla longevità.
E’ indicato in abbinamento con preparazioni culinarie marinare che prevedono la presenza di molluschi cefalopodi, crostacei, pesci delicati. Per l’abbinamento con piatti che presentano pomodoro, pesce azzurro, ingredienti marinati, bisogna indirizzarsi verso le produzioni più dotate di morbidezza, quindi meno sapide. La sua struttura lo rende idoneo a preparazioni complesse di carni bianche, può essere felicemente servito con pecorini freschi e mediamente stagionati, con il ciauscolo, il soppressato, la coppa di testa.

CIAUSCOLO
E’ sicuramente una preziosa specialità dell’entroterra marchigiano, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, anche se le prime note scritte che lo riguardano sono del 1737. Tra le varie ipotesi che esplicano l’etimologia una delle più accreditate è quella riferita alla derivazione da cibusculum, “piccolo cibo”, oppure anche “cibo di piccola pezzatura” in riferimento alle caratteristiche della grana dell’impasto. E questa similitudine con il paté può ricondurre a una tecnica propria dei progenitori dei francesi attuali, I Galli Senoni, che furono confinati nelle nostre aree montane dopo la disfatta della battaglia di sentino (295 a.C.). Una miscela di aglio, vino bianco e fumo sono gli “additivi” che vengono aggiunti alla pasta del salame, che ha una grande percentuale di grasso, dal 37% al 43%. Questa parte grassa, insieme a una umidità residua elevata, determina una caratteristica unica del prodotto, la spalmabilità. Questa caratteristica fisica, insieme alle aromaticità e alla tendenza dolce procurano esperienze sensoriali indimenticabili. Forse è per questo che tutti i comuni della fascia pre - Appenninica marchigiana e della nostra vallata si ritengono depositari della ricetta originale.

VERNACCIA ROSSA DI PERGOLA
Vitigno autoctono oggetto di recenti studi, sta entrando in produzione in diverse vigne. Ha dato inizio a una nuova denominazione di origine marchigiana, il Pergola D.O.C., che potrà essere apprezzato nelle tipologie rosso, passito, novello. il vitigno e' un clone di Aleatico presente dal 1234 nel territorio ,anno della fondazione della citta' di Pergola.Il vino, ricco di composti coloranti, ha un colore rosso rubino con riflessi porpora, i profumi floreali ricordano la rosa rossa, con sentori di frutta rossa acidula come la ciliegia, il lampone, la fragola. Al gusto si  ripropongono le stesse aromaticità, è abbastanza equilibrato. Presenta doti di qualità gusto-ofattiva difficilmente riscontrabili in altre ''guarnaccie''. Da consumare giovane, con carni bianche in potacchio o in porchetta, prosciutto di montagna, con preparazioni strutturate di prodotti ittici come il brodetto alla Senigagliese.



IL MIELE DI MATELICA

L’alta Vallesina presenta un’importante conservazione della vegetazione spontanea, tanto che la regione Marche vi ha individuato ben 27 aree protette. Ed è in questa oasi di integrità ambientale che le api bottinano il loro nettare, dando origine a deliziosi mieli millefiori, uniflorali di acacia e di castagno; finanche alla preziosa e rara melata di quercia, prodotta in esigue quantità ogni 4-5 anni.
La Cooperativa degli apicoltori montani, nata anche con la partecipazione della amministrazione comunale, commercializza questi salubri prodotti di qualità.



IL SALAME DI FABRIANO

Le prime notizie scritte sul salame di Fabriano risalgono al 1877, è inoltre famosa la lettera di Giuseppe Garibalbi del 1881, diretta al suo amico fabrianese Benigno Bignonzetti, nella quale il condottiero esalta la bontà di questo salame. Questo si confeziona con le parti pregiate di suino marchigiano fatto crescere oltre 12 mesi. Si utilizzano il fiocco di spalla, la coscia e il fondello. La parte grassa è circa il 10% costituita da cubetti di 0,5 – 1 cm tagliati dall’adipe dorso – lombare. Si confeziona con sale, pepe e vino bianco, senza coloranti e conservanti. Viene stagionato per tre mesi. Dopo questo periodo di maturazione acquista delle sfumature gustative gradevolissime con una tendenza dolce e aromaticità pronunciate. La carne visivamente si presenta bruna, caratteristica dovuta alla assenza di antiossidanti. Solo il microclima dell’alta Vallesina può consentire una stagionatura del tutto naturale, questo fa del salame di Fabriano un alimento prezioso.


AGNELLO DI RAZZA FABRIANESE

E’ un agnello adatto alla produzione di carne e latte. Può essere allevato in maniera stanziale o semibrada. E’ di taglia medio - grande, la testa è priva di corna, presenta un profilo leggermente montonino. Deriva dall’incrocio fra la razza appenninica e bergamasca. Le carni più interessati sono quelle allevate allo stato semibrado, perché è proprio dalle erbe dei pascoli che deriva la ricchezza di acidi grassi poliinsaturi di questa carne ovina. Nelle aree montane, con basso consumo di pesce, potrebbe rappresentare un apporto consistente del fabbisogno di omega 3 in una dieta equilibrata. La ben nota longevità delle genti della nostra area montana potrebbe derivare anche da un buon apporto di questi acidi grassi benefici ottenuto da un’importante consumo di carne ovina. Inoltre la presenza di questi lipidi poliinsaturi è anche responsabile della grande aromaticità che le carni di agnello di razza fabrianese sviluppano durante la cottura. Le carni sono talmente profumate e gradevoli che possono essere anche utilizzate crude in deliziose tartare.

Ricette tipiche culinarie di Sezze (Lt)



Dalla fantasia e dall'estro delle donne di Sezze, spesso stimolate dall'esigenza di mettere in tavola qualcosa di buono anche avendo poche possibilità, nascono le più famose ricette tipiche setine, i cui ingredienti sono la logica conseguenza di una tradizione gastronomica contadina.

Minestra di fagioli
Gli ingredienti sono semplici: pane di Sezze tagliato a fette sottili, cannellini del campo setino, finocchio maschio di collina, sedano, aglio, rosmarino e cipolla, il tutto finemente tritato e versato durante la cottura.
L'olio extra vergine va aggiunto anche a crudo. Si accompagna con olive, ravanelli e cipolla cruda
Zuppa con i carciofi
Ingredienti (6 persone): 1 pagnotta di pane raffermo setino, 10 carciofi, 2 cipolle, un cespo di insalata, 200g. di pisellini novelli, 200 g. di fave, qualche foglia di bieta, 1 dl di olio extravergine d'oliva, 100 g. di pecorino romano, 2 uova.
Spffriggere in una casseruola l'olio con le cipolle affettate, aggiungere i carciofi tagliati a fette sottili, le verdure affettate, i piselli, le fave, acqua sufficente per bagnare il pane, lasciar cuocere per mezz'ora. In seguito aggiungere le uova, versare poi sul pane e cospargere di pecorino grattugiato.
Carciofi in tegame
Togliere dal carciofo le prime foglie, e pulire il torso. Dopo averli messi in acqua con qualche goccia di limone ( per non farli diventare scuri ), riempirli nella parte interna con foglie di mentuccia, aglio e sale, metterli così preparati, diritti nel tegame, irrorandoli abbondantemente di olio e lasciare cuocere.
Carciofi fritti dorati
Pulire il carciofo e dividerlo in quattro parti.
Lavare, salare, infarinare e bagnare in un uovo battuto.Friggere in padella facendo rosolare lentamente.
Consumare possibilmente caldo.
Carciofi al forno
Senza togliere alcuna foglia, pulire il torso.
Riempire la parte centrale con aglio e peperoncino, metterli dentro un adeguato recipiente riempito per metà di acqua e di olio in parti uguali, infornare, cocendo a fuoco lento per circa tre quarti d’ora.
Carciofi alla matticella
Pestare nel mortaio l’aglio, il sale, la mentuccia. Pulire il gambo dei carciofi, lavarli e batterli per farne aprire il cuore. Strofinarli con il succo di limone e il sale, riempirli con un po’ di composto, una fettina di pancetta, poco peperoncino. Disporli in una teglia ed irrorarli con abbondante olio.
Cuocere in forno possibilmente a legna per 2 ore a 250°.
Granunchi ( Ranocchie )
Si infarinano, si dispongono nella “stagnarola” con pomodoro fresco, basilico, pepe ed olio. Dopo la cottura possono essere conditi con una pastella di aglio, aceto e rosmarino.
Pane di Sezze
E’ una specialità unica, accanto alle famose pagnotte di Sezze, troviamo : il fornatico, la zingarella, il fallone, la pizza menata, il muglitto, lo scacciato, il colascione, la pizza alla stagnarola, la pizza degli angeli, la pizza al soio, la pizza alla teglia, la pizza al mattone, la pizza con le cicale, la pizza rossa.

Agro Pontino Nord la piccola Nuova Zelanda!



Kiwi Latina è il nome di un prodotto ortofrutticolo italiano a Indicazione Geografica Protetta. Appartiene alla specie Actinidia deliciosa, cultivar Hayward. Il frutto è una bacca ovoidale con una buccia sottile ricoperta da una fine peluria, la polpa è verde intenso.

Il frutto è stato introdotto nell'Agro Pontino negli anni settanta.
Il consorzio Igp Kiwi Latina tutela siano rispettate le caratteristiche, in primis la raccolta deve avvenire non prima di fine ottobre, per non alterare le proprietà del prodotto.

4 amici una passione nasce così il primo Birrificio Pontino!






Il Birrificio Pontino nasce su iniziativa di quattro amici, accomunati dall’amore per la birra e per le cose naturali, nonché dall’orgoglio di essere cresciuti in una terra che ha pochi eguali per bellezza e varietà del paesaggio: l’Agro Pontino.
Nessuno di noi si occupa esclusivamente di produzione, ma siamo certi che il nostro impegno quotidiano ci regalerà soddisfazioni importanti.
Matteo Boni: e’ il nostro inventore di ricette, fantasioso ed eclettico, non riesce a staccare  mentalmente neanche dopo 4 pinte.
Gianni Ceccano: il tecnologo commerciale, ha un passato di imprenditore high tech ed una vocazione quasi religiosa per la birra.
Davide Gardosi: tecnico di livello internazionale e uomo di relazione ineguagliabile, rischia seriamente di essere il nostro testimonial.
Stefano Ruffa: sotto la veste di amministratore, nasconde un’attitudine da vero birraio, trasgressiva e passionale.
 
dal loro sito:
Abbiamo aperto il Birrificio Pontino per passione e per ragione. Avevamo già fatto la birra diverse volte, ne eravamo diventati bevitori assidui. Ma con un piglio molto italiano, non ci bastava una conoscenza superficiale della nostra amata bevanda. E così abbiamo cominciato a studiare, a viaggiare, a scoprire misteri, trucchi e segreti di quest’arte antica quanto l’uomo.
La birra è una ricetta, è un procedimento tecnico, è un atto di creatività che spezza la routine e ci fa ritornare alla nostra naturalità, alla nostra indole costruttiva e laboriosa. Difficilmente si riesce a comprendere quale forza scaturisca dalla vista del proprio prodotto, del proprio marchio sulle etichette, e di quanto siamo disposti a sacrificare in cambio di una semplicissima esclamazione, rubata al banco di un bar: “buona questa birra, assaggia!”.
Eppure la creatività e il coraggio non bastano: per concretizzare al meglio il nostro impegno, occorre organizzazione e disciplina, la necessità di non cedere un passo di fronte alle problematiche tecniche, alle difficoltà burocratiche, alle inefficienze di un sistema produttivo che fatica a riconoscere il merito e quasi mai lo premia.
Le nostre prime birre hanno uno stile americano, moderno e fortemente caratterizzato. Sono birre senza compromessi, che non chiedono l’unanimità della scelta, ma si rivolgono ad un pubblico che non accetta mediazioni, che non si accontenta della piatta offerta commerciale proposta dall’industria.
Ogni bottiglia di birra che produciamo ha dei riferimenti culturali e dei piccoli misteri nascosti all’interno delle etichette. Ci piace estrapolare temi di cultura del nostro territorio, contaminandoli con ciò che il mondo e la nostra curiosità ci hanno sottoposto.
Abbiamo la volontà, fino al limite della testardaggine, di rappresentare un punto di unione tra la gente della nostra terra ed il resto del mondo, attraverso una passione che sa essere trasversale ed universale: la birra!

Noi del Birrificio Pontino produciamo esclusivamente birre artigianali, basate su ricette originali, pensate con la testa e realizzate con il cuore. Le nostre birre hanno un carattere unico, come i nostri clienti, persone che cercano esperienze senza compromessi.
Le nostre due birre, frutto di anni di ricerca e sperimentazione, sono la Runner Ale e la Olim Palus IPA.



La Runner Ale è un’American Pale Ale leggera e rinfrescante, luppolata e beverina, un vero toccasana per le calde giornate estive mediterranee.




La Olim Palus IPA è invece un’India Pale Ale, una birra leggermente più alcolica, con una forte attenuazione e sentori citrici.

Facci sapere cosa ne pensi, la tua esperienza, le tue impressioni o qualche aneddoto che riguarda la nostra birra.

il loro sito: http://www.birrificiopontino.com/

Da San Marino sino in Italia rimane sempre un ottima Birra!!!!








E così la microbirreria Amarcord, operativa fino allo scorso anno nella repubblica di San Marino, riparte immediatamente dalla nuova sede di Apecchio in provincia di Pesaro Urbino dove, tra l’altro, potrà essere utilizzata per la produzione delle birre l’acqua pura della fonte di Valdimeti, appartenente al gruppo La Galvanina di Rimini, il cui presidente Rino Mini, è anche il nuovo patron del microbirrifico. Amarcord nasce a Rimini sul finire degli anni 90 come brew-pub ad opera di alcuni giovani amici, tutti grandi amanti ed esperti della birra. Nei primi anni 2000 abbandona la vendita diretta al consumatore e la formula del brewpub,concentrandosi nella vera passione per cui era nato, fare birra artigianale di qualità destinata al mercato. Diventa un vero e proprio birrificio e di li a poco si trasferisce a San Marino, grazie alla nuova e più moderna fabbrica, realizzata mantenendo comunque la qualità più autentica e tradizionale del "far la Birra". Grazie anche all'impiego di selezionati Malti d'Orzo e del Luppolo più pregiato, Amarcord diventa presto la Birra Artigianale più famosa e venduta in Italia. Le birre Amarcord sono di qualità riconosciuta e la “Mi dòna”, nel 2008 si aggiudica, su 140 birre provenienti da tutto il mondo, il terzo premio per la sua categoria al World Expo of Beer –Frankenmuth – Michigan – USA.

La missione del micro birrificio è quello di produrre una birra “che si faccia ricordare; non a caso viene scelto come marchio “Amarcord” che nel dialetto locale ha proprio il significato “mi ricordo”. Un prodotto prima di tutto buono, sano e genuino come vuole il nome stesso e la tradizione in Romagna. Un prodotto che rispecchi lo spirito locale e nel quale tutti possano rispecchiarsi, così come la poesia del film di Fellini è riuscita a trasmettere in modo tanto immediato, spontaneo e indelebile alla storia.

Nel 2009 rinnovate esigenze di spazio e tecnologie per la produzione hanno richiesto un nuovo spostamento del birrificio. Volendo mantenere ed esaltare ulteriormente la filosofia di prodotto artigianale, la scelta del nuovo sito di produzione è stata indirizzata esclusivamente dalla ricerca di un luogo con le caratteristiche per la migliore qualità del prodotto. L’acqua è l’anima della birra, la materia prima che costituisce per il circa il 90% la birra, contribuisce a darne il corpo ed il gusto, ad amalgamare e valorizzare le proprietà delle altre materie prime rendendo una birra unica tipica della zona di produzione.

Dai risultati delle ricerche condotte, il management del birrifico ha selezionato le verdi colline boscose ed incontaminate di Apecchio, sede ora del nuovo birrificio, dove è iniziata la nuova produzione di birra Amarcord utilizzando l’acqua della purissima fonte Valdimeti che si trova proprio sotto al birrificio. Il birrificio è dotato di tecnologie all’avanguardia per la produzione della birra, per ottenere un prodotto con le caratteristiche uniche che solo i prodotti artigianali possono raggiungere, attraverso il rispetto delle materie prime, l’amore verso il prodotto e la passione per la lavorazione. Un prodotto stabile e costante, grazie alla tecnologia ed all’esperienza ed al lavoro di mastri birrai di grande preparazione e talento.



LE BIRRE AMARCORD

…LA GRADISCA: Birra Speciale Bionda: 5,2% Vol.Alc. Dal profumo di fiori, possiede un colore brillante ed una schiuma candida e compatta. Il Suo sapore è delicato e rotondo, gradevolmente fruttato. Nel retrogusto si percepisce il luppolo che la rende rinfrescante.

…LA TABACHÉRA: Birra Ambrata Doppio Malto: 9% Vol.Alc. Al naso arrivano note di miele a testimonianza del malto leggermente torrefatto che la compone. Nel gusto si sprigionano note di frutta matura, per finire in un’armonia
di sapori dolci e complessi che ricordano la nocciola.

…LA MI DÒNA: Birra Bionda Doppio Malto: 6,5% Vol.Alc. Ha il colore dell’oro ed una schiuma leggera e cremosa.
Il profumo erbaceo denota l’impiego di fiori di luppolo. Il corpo è pieno e rotondo, il finale secco molto persistente.

…LA VOLPINA: Birra Rossa Doppio Malto: 6,5% Vol.Alc. Nel suo splendido colore si scorgono i rilessi del rubino.
E’ ricca di profumi di caramello e di spezie per una sensazione calda che avvolge il palato.





Dalla bassa Irpinia tanta bontà da provare!






Calitri piccolo paese della bassa Irpinia, sventrata anni fa dal terremoto che distrusse questo paesello che di paesello ormai ha ben poco visto il suo sviluppo strutturale ed urbanistico.
La gastronomia del comune di Calitri in provincia di Avellino, comprende pietanze saporitissime, poco elaborate, dal gusto in genere piccante.
Nell'ambito della pasta fatta con pura semola di grano duro, icinguli (gnocchi), lessati e conditi con ragù tirato, rappresentano senza dubbio il piatto tipico per eccellenza, vero e proprio cavallo di battaglia della cucina locale.Una valida alternativa è costituita dalle làane (tagliatelle), termine che deriva dal latino làganum, e orecchie di preti(orecchiette).Altri piatti caratteristici della gastronomia calitrana sono:
le cannazze (mezzane), servite con ragù e formaggio; gli scilienti, vermicelli conditi con sugo a base di olio fritto con aglio e peperoncino piccante; il baccalà a la ualanegna - pietanza anticamente prediletta dai bifolchi (ualano significa appunto bifolco) - lessato e condito con sughetto a base di olio fritto con aglio e peperoncino, secco e in polvere, molto piccante; l'acqua sala a base di fette di pane bagnate con acqua bollente leggermente salata, sulle quali si versa olio o lardo fritti con aglio e peperoncino piccante;
i migliatiegghi, saporiti involtini preparati con intestini di capretto o di agnello, ripieni di frattaglie,formaggio, aglio, prezzemolo, sale, pepe e salsiccia affettata; la sfritta, composta di pezzi di polmone e di carne di maiale messi a soffriggere in padella con peperoncini sott'aceto; il sammucchio (sanguinaccio), preparato con sangue misto a pezzettini di buccia d'arancia, riso cotto, uva passa, polvere di garofano o di cannella, spicchi di noce tritati, sale e polvere di peperoncini piccante, il tutto insaccato negli intestini larghi del maiale e messo a cuocere in acqua opportunamente condita; la migliazza una specie di focaccia a base di farina di mais condita con cigoli, sale e semi difinocchio.


Dolci tipicamente natalizi sono le le scarpegghie, pizzette lievitate fritte in olio abbondante e poi imbevute di miele o cosparse di zucchero.


Dolci pasquali sono i piccilatiegghi e gli scallatielli. I primi sono ciambelle guarnite con uovo sodo trattenuto da due linguette di pasta messe a croce; i secondi sono ciambelle aromatizzate con sale, pepe e semi di finocchio, lessate e poi cotte al forno .


Ricercati, genuini ed appetitosi i prodotti tipici alimentari: caciocavallo, burro in corteccia burrito, formaggio pecorino, prosciutto, salame (sobbressata), salsiccia piccante, pane. Insomma anche in bassa Irpinia si vive ancora il gusto della tradizione.